Affascinante itinerario archeoligico/paesaggistico fra i graniti e gli incredibili scenari della Gallura occidentale, effettuabile comodamente in due giorni e in tutte le stagioni, unico limite forse la tappa sulla cima del Monte Limbara che in inverno a causa della neve potrebbe essere meno agevole.
L’itinerario ha diversi punti d’inizio a seconda della vostra provenienza, per comodità descrittiva partiamo dall’affascinante passaggio in visita del Monte Pulchiana e quindi dal km 10.7 della SS133 dove imbocchiamo una stradina secondaria seguendo l’indicazione Monte Pulchiana, la cui inconfondibile sagoma vediamo già sbucare dietro le vicine colline.
Monte Pulchiana

Simbolico Monumento Naturale in agro di Tempio Pausania, il Monte Pulchiana è il più grande monolite granitico presente in Sardegna; la sua altezza raggiunge i 673 mt. s.l.m. e la sua forma molto caratteristica, come una bolla allungata, è stata creata dai processi di idrolisi della roccia granitica e dal susseguirsi degli eventi atmosferici modellanti. Il Monte Pulchiana è il punto più meridionale di un piccolo gruppo montuoso granitico composto da diverse cime di altezze fra i 600 e i 770 metri; davanti ad esso si apre invece una piana punteggiata di bricchi minori, tafoni ed emergenze granitiche variamente lavorate dai processi chimico-fisici frammiste a macchia mediterranea e sugherete.



Percorrendo questa strada abbiamo la possibilità di vedere il Monte cambiare il suo aspetto da diverse angolazioni e godere del contesto che lo circonda che è fra i più suggestivi della Gallura; alle pendici sud orientali di Monte Pulchiana è possibile intraprendere un sentiero (parte del Sentiero Sardegna) che risalendo una valle alla sinistra del Monte accede al gruppo di cime più alte alle sue spalle.
Dopo qualche chilometro la nostra strada si immette nella SP5, svoltiamo a sinistra e ci riportiamo sulla SS133 che lasciamo quasi subito per prendere la provinciale verso Aggius e quindi quella verso Trinità d’Agulto/Badesi; imbocchiamo dopo due chilometri una piccola strada (asfaltata) sulla destra e dopo 1200 mt. sempre a destra una strada bianca che presto di porta davanti al Nuraghe Izzana.
Nuraghe Izzana
Questo bel Nuraghe mono-torre, situato poche decine di metri da uno stazzo recente, è fra i più grandi della Gallura e si presenta con pianta triangolare come un mix fra nuraghe a corridoio (tipologia più antica) e nuraghe a tholos; è costruito con blocchi di granito locale che nelle prime file dalla base sono di notevole dimensione così come l’imponente architrave monolitica dell’ingresso principale; l’interno del Nuraghe presenta vari corridoi, cellette e ovviamente la camera principale.


Dalla terrazza superiore del Nuraghe, raggiungibile solo esternamente essendo crollata la scala interna, si gode un’ottima vista sulla campagna circostante; a ovest la piana conosciuta come Valle della Luna, a est riconosciamo i rilievi granitici con Monte Pulchiana e a sud vediamo i monti di Aggius, caratteristico paesino dove mi dirigo a breve per pranzare.


Ripercorriamo il nostro sterrato fino alla stradina asfaltata, svoltiamo a destra e dopo qualche chilometro ci immettiamo sulla SP74 svoltando a sinistra in direzione di Aggius.
Aggius

Alle pendici di Monte Fraili, Monte della Croce e Monte Pinna, scenografiche alture granitiche orlate di creste e tafoni, troviamo il grazioso paesino di Aggius, annoverato fra i Borghi Autentici d’Italia; ordinato e curato, con le case in blocchi di granito come spesso si usa in Gallura, è un luogo piacevole per una sosta con ottimi ristoranti e possibilità di trovare alloggio. Oltre che essere una località strategica per raggiungere numerosi itinerari e località galluresi, ad Aggius è possibile fare escursioni e passeggiate sulle montagne alle spalle del paese e nel bellissimo Parco Santa Degna appena fuori l’abitato.

Il Parco Santa Degna è un piccolo gioiello naturalistico ripristinato e curato dall’Ente Forestas, ai piedi di Monti di Li Tronu (654 mt. s.l.m.) e attraversato dal Riu le Prugne che forma un piccolo laghetto con ponticello di legno dove oche, anatre, carpe e tartarughe vivono in armonia in un contesto bellissimo; numerosi sentieri si addentrano nel bosco di sugherete frammezzato da rocce e pennacchi dell’onnipresente granito con ampi panorami su Aggius e il territorio circostante.



Lasciamo Aggius ed il bellissimo Parco Santa Degna e ci dirigiamo verso la cima del Monte Limbara. A sud del paese imbocchiamo la SP27 in direzione Tempio Pausania che raggiungiamo in pochi minuti e che attraversiamo seguendo prima le indicazioni “Olbia” e poi “Ozieri/Limbara/Vallicciola” fino ad immetterci sulla SS392 del Coghinas per 6km quando svoltiamo al bivio sulla sinistra per Monte Limbara/Vallicciola. La strada sale velocemente con una lunga serie di tornanti attraversando boschi di conifere, passiamo per località Vallicciola a 1.053 mt. s.l.m. e proseguiamo recuperando altri 300 metri di quota fino al termine dell’asfalto.
Monte Limbara

Il Limbara è un importante massiccio montuoso composto da svariate cime granitiche con altezze superiori ai 1.200 metri ed alcune, come Punta Balestrieri, Punta Berritta, Punta Bandiera e Punta Giugantinu abbondantemente sopra i 1.300 metri; si estende fra i Comuni di Tempio, Calangianus, Berchidda e Oschiri ed è in larga parte gestito dall’Ente Forestas che oltre ad occuparsi della salvaguardia ambientale ha anche predisposto numerosi sentieri che coprono l’intera area, nei boschi e fra le creste.

Siamo quindi ai piedi di Punta Balestrieri, in località Sa Berritta ad una altitudine di 1.335 mt.; lasciata l’auto possiamo percorrere qualche sentiero fra massi, roccette e tafoni, da ogni parte una diversa scenografia e composizione granitica; certo la presenza di molte antenne ad uso civile e militare ne potrebbe alterare un po’ il fascino ma di fatto il posto è bellissimo e ci si passa volentieri del tempo anche cercando punti panoramici che da questa quota sono davvero spettacolari.
E’ l’ora del tramonto e di tornare ad Aggius dove ho scelto di pernottare, in realtà si potrebbe decidere di spostarsi ai vicini Tempio, Calangianus o Luras essendo quest’ultima la località dove inizieremo l’itinerario di domani.
Dolmen Ladas e Ciuledda
Ci portiamo a nord del paese di Luras in concomitanza con l’inizio della SP10 e seguiamo le indicazioni per Dolmen Ladas e Ciuledda; dopo 550 metri giungiamo a uno slargo dal quale a sinistra si va al Dolmen Ladas e a destra a quello di Ciuledda. Partiamo dalla visita al Dolmen Ladas entrando nel bellissimo recinto in pietra a secco che delimita l’area archeologica mantenuta in ottime condizioni da sterpaglie e quindi molto fruibile; il sito, circondato da sugherete, presenta grandi pietre semi piatte che pavimentano una vasta area e alcuni gruppi di blocchi di granito che sembrano sovrapposti.

In mezzo a tutto questo sta il nostro Dolmen Ladas, struttura funeraria megalitica fatta risalire a più di 3.000 anni prima di Cristo (Neolitico recente); le dimensioni del manufatto sono notevoli e ne fanno uno degli esemplari più grandi del Mediterraneo Centrale: 6 metri di lunghezza per 3,5 metri di larghezza con l’interno della camera alto intorno al metro. I Dolmen sembrano in se delle strutture semplici ma è evidente che le dimensioni e il peso dei lastroni di granito (lavorato o semi -lavorato) rendono la gestione della posa e del bilanciamento un’opera comunque notevole per i tempi in cui furono eretti.




Proseguiamo con la visita al vicino Dolmen Ciuledda imboccando la strada opposta nello slargo dove abbiamo parcheggiato; dopo poche decine di metri entriamo da un cancelletto precario nel sito del Dolmen che troviamo subito sulla nostra sinistra.

Abituati alle dimensioni del Dolmen Ladas, quello di Ciuledda risulta di dimensioni ridotte anche rimanendo un’opera monolitica notevole; il singolo lastrone superiore ha dimensioni 3,4 x 2,5 x 0,5 metri e poggia su cinque grosse lastre inframezzate da alcune minori non portanti per chiuderne il perimetro; il Dolmen è stato eretto direttamente su un grosso bancone di granito su un pendio un po’ scosceso e in mezzo a sughere.


Lasciata l’area dei Dolmen non si può non andare a vedere un Monumento Naturale di enorme pregio, sempre in territorio di Luras: il Patriarca Verde o S’Ozzastru. A sud del paese di Luras imbocchiamo la provinciale per Sant’Antonio di Gallura/Diga del Liscia, dopo 6.400 metri teniamo la sinistra seguendo sempre Diga/Olivastri millenari.

Dopo qualche chilometro siamo in vista del Lago, il panorama è molto suggestivo, la costa frastagliata, i boschi e la vegetazione arrivano a lambire le acque e all’orizzonte le severe alture granitiche tra cui il maestoso Limbara.

Dopo 9 chilometri da quando abbiamo tenuto la sinistra troviamo l’indicazione per gli Olivastri millenari, non la scordiamo ma intanto proseguiamo per un paio di chilometri per vedere prima la Diga del Liscia.

La Diga è stata portata a termine nel 1962 per soddisfare in special modo l’approvvigionamento idrico dell’area di Arzachena e Olbia, è ampia quasi 300 metri, alta 70 metri e sorregge un invaso della portata massima di 105 milioni di metri cubi d’acqua.

Ammirata la Diga, opera d’ingegneria sempre affascinante, torniamo indietro due chilometri e imbocchiamo la piccola strada sterrata per S’Ozzastru che dopo un centinaio di metri giunge alla Chiesetta campestre di San Bartolomeo di fronte alla quale c’è il cancelletto per raggiungere S’Ozzastru.

Attraversiamo il sentiero nella boscaglia per qualche decina di metri e ce lo vediamo apparire solitario in una radura (ovviamente cos’altro può esistere intorno a una creatura così possente), poco sotto di noi ed è l’unico momento in cui possiamo fotografarlo a figura intera perchè quando ci avviciniamo la sua imponenza è notevole: 18,6 metri di circonferenza alla base del tronco che diventa di 11 metri ad altezza d’uomo per un’altezza complessiva di 14 metri; l’area coperta dalla chioma, che ha un diametro massimo di oltre 20 metri, è di 600 metri quadri! Un elemento che definisce ulteriormente la straordinarietà di S’Ozzastru è poi la sua datazione fatta risalire a 4.000 anni, cosa che lo rende l’albero più longevo d’Italia ed il riconoscimento son l’appellativo di “Patriarca Verde“. Nelle immediate vicinanze ci sono diversi altri olivastri pluri centenari tra cui un esemplare di 2.000 anni.

