L’Asinara è la terza isola sarda per grandezza dopo Sant’Antioco e San Pietro, con una estensione poco superiore ai 50 chilometri quadrati. Dalla fine del 1.800 fu stabilmente ed esclusivamente utilizzata quale sede di colonie penali agricole e carcere, con l’interdizione di accesso pubblico. Gli scorsi anni ’70 videro l’istituzione del Carcere di Massima Sicurezza dove furono internati brigatisti e mafiosi sottoposti al famoso 41bis. Nel 1.998 termina la vocazione carceraria dell’Isola a favore, fortunatamente, dell’istituzione del Parco Nazionale dell’Asinara che tutela un territorio ed un’area marina di notevole pregio ed integrità. Uno dei modi per scoprire l’Isola è quello di appoggiarsi alle guide in fuoristrada che in una giornata toccano i punti principali del territorio dandone numerose informazioni ed aneddoti; io ho optato un paio di volte per questa soluzione e sono stato pienamente soddisfatto dell’esperienza. Ovviamente anche l’area marittima intorno all’Isola è magnifica tanto quanto la parte terrestre e le varie zone sono regolamentate, come accesso, a seconda del regime di tutela dell’Ente Parco.
La parte meridionale dell’Isola: Fornelli. E’ il punto di approdo per le imbarcazioni provenienti da Stintino e Porto Torres; morfologicamente l’area è composto dalla Piana di Fornelli, più prossima al mare, e da colline granitiche la più alta delle quali è Punta Maestra di Fornelli (265 mt. s.l.m.). Qui sono presenti il grande caseggiato dell’ex Carcere di Massima Sicurezza e gli edifici del distaccamento carcerario di Santa Maria.



L’ex Carcere di Massima Sicurezza di Fornelli.
La parte centrale dell’Isola: Tumbarino, Gli Stretti, Piano Campu Perdu e La Reale. Da Fornelli la strada attraversa le colline in direzione nord portandoci nella parte centrale dell’Isola; nel primo tratto il granito è ancora la roccia dominante e l’Isola ha un primo grande restringimento che vede opporsi, in meno di trecento metri, Cala Scombro di Fuori, ad ovest, e Cala Scombro di dentro, a Est; subito visibili le bellissime calette di Sant’Andrea e Cala d’Orata, con spiagge bianchissime e acqua turchese in contrasto con la bella vegetazione mediterranea; i rilievi maggiori sono Punta Romasino (215 mt.) e Punta Tumbarino (241 mt.) ad ovest, Punta Marcutza (195 mt.) a est. La strada lascia questo primo tratto risalendo le colline in località Tumbarino (ai piedi dell’omonimo monte) dov’era presente un distaccamento carcerario i cui occupanti avevano il compito di recuperare legna per le riserve dell’Isola. Scavallato il lato opposto lo scenario cambia drasticamente; ci troviamo innanzi il Piano degli Stretti, secondo restringimento dell’Isola, e la nostra strada corre bianca e dritta, il lato costiero occidentale è sempre più rude e alto sulla costa dove notiamo gli Isolotti Candeliere. Attraversato il Piano degli Stretti la nostra strada si sposta decisamente sulla costa orientale a ridosso del mare e più precisamente sulla rada della Reale, ampia ansa riparata dal maestrale che congiunge la zona centrale con quella Settentrionale dell’Isola. Arriviamo quindi a Piano Campu Perdu, ampia piana dedicata a coltivazione e pascolo, raccolta tra il mare ed il grosso blocco montuoso della parte nord dell’Isola; da qui la bella strada cementata prosegue verso est per giungere in breve a La Reale, piccolo agglomerato di edifici sede di varie attività governative e turistiche dove è presente un molo d’attracco ed una serie di boe d’ormeggio per chi volesse sostare in rada con la barca.













La parte settentrionale dell’Isola: Cala d’Oliva, Punta dello Scorno e Punta della scomunica. E’ il territorio più vasto tra quelli fino ad ora attraversati, l’itinerario prevede un’ampia parte nell’entroterra fino alle quote più elevate dell’Isola, Punta della Scomunica (408 mt.), e su strade molto impervie come quella per raggiungere Punta dello Scorno, estremo settentrionale dell’Isola e sede del bellissimo faro. Lasciata La Reale, seguiamo la costa in direzione est passando per Trabuccato (ridotto distaccamento carcerario) e quindi la strada prende direzione nord quasi sempre sulla costa fino a Cala d’Oliva, piccolo paese dove risiedevano le famiglie degli impiegati sull’Isola e dove era ubicato un distaccamento carcerario (tra cui quello di massima sicurezza dove era detenuto Totò Riina); molto interessante è l’edificio della Direzione Centrale che risulta oggi ben restaurato. La foresteria penitenziaria di Cala d’Oliva è stata, nel 1985, luogo di soggiorno di Falcone e Borsellino nel periodo in cui prepararono le requisitorie per il maxi processo anti mafia. Dal paese di Cala d’Oliva possiamo proseguire per due itinerari: salire verso Elighe Mannu e quindi Punta della Scomunica, vetta più alta dell’Isola, oppure proseguire sulla costa per ammirare le bellissime calette e spiagge che caratterizzano questa porzione nord orientale dell’Isola; il percorso è comunque circolare ed è possibile percorrerlo in entrambe i sensi deviando anche per Punta dello Scorno. Saliamo quindi verso Punta della Scomunica, la strada prosegue sterrata e ci consente numerosi scorci dall’alto in direzione della costa; si giunge in località Elighe Mannu, l’ultima area boschiva dell’Isola risparmiata dal disboscamento dove si trova un gruppetto di edifici ora abbandonati, e da qui saliamo l’ultimo tratto di strada sterrata per le cime dell’Isola; quando arriviamo a Punta della Scomunica non possiamo che rimanere senza parole per il panorama mozzafiato a 360 gradi. La vista sul mare è immensa e l’Isola che si sviluppa sotto di noi, verso sud come un serpente, è eccezionale. Torniamo sui nostri passi scendendo verso le casette di Elighe Mannu, da qui parte lo sterrato che scende con qualche tornante verso Punta dello Scorno e il faro; a tratti la strada non è molto buona per via delle piogge che, per quanto non abbondanti durante l’anno, creano comunque danni al percorso sterrato. Prima di giungere alla Punta, passiamo di fianco all’edificio, moto diroccato, che era la vecchia Stazione Semaforica di Punta dello Scorno; siamo quindi in breve a Punta dello Scorno, ai piedi del grande faro che fu costruito nel 1.854 per segnalare l’ingresso occidentale al Golfo dell’Asinara, presidiato fino al 1.977 e poi automatizzato. La lente del faro è posta ad una ottantina di metri d’altezza (incluso altezza dell’edificio e della collinetta su cui è posto) ed il fascio di luce è visibile fino a 16 miglia. Da Punta dello Scorno imbocchiamo lo sterrato che chiude, passando sulla costa orientale in direzione sud, il percorso tornando a Cala d’Oliva; abbiamo modo di vedere due bellissime cale, Cala d’Arena, la più a nord e area di tutela integrale, e Cala Sabina, poco sopra il paesino di Cala d’Oliva. La strada del ritorno verso Fornelli ci regala una prospettiva diversa dell’Isola, anche per il cambio di luce che rende il paesaggio diverso da qualche ora prima.



















