Il tratto di costa dell’Iglesiente fra Nebida e Cala Domestica è senza dubbio fra i più spettacolari della Sardegna, con caratteristiche uniche derivanti dalla particolare storia geologica e mineraria di questo suggestivo territorio.
Non si può non sottolineare quanto siano antiche le formazioni rocciose che compongono le spettacolari scogliere e falesie di questo tratto di costa, in particolare gli scisti della Formazione di Cabitza e i metacalcari e metadolomie della Formazione di Gonnesa risalgono al Cambriano e sono le rocce più vecchie della Sardegna e d’Italia; queste antiche successioni terrigene e di piattaforma hanno subito gli effetti dell’Orogenesi ercinica nel tardo Paleozoico che si sono manifestati con un leggero metamorfismo, pieghe e sovrascorrimenti che, insieme a centinaia di milioni di anni di erosione, hanno determinato la morfologia ruvida e accidentata della costa. Connessi con la storia geologica dell’Iglesiente sono i numerosi giacimenti minerari sfruttati per secoli dall’uomo, con testimonianze tutt’oggi estremamente evidenti sopratutto nell’entroterra ma anche, e in maniera spettacolare, sulla costa.
In corrispondenza dello sbocco a mare della profonda e spettacolare gola di Matoppa si apre la piccola baia di Masua, con le due incantevoli spiaggette di Masua e Porto Cauli e un mare antistante incredibilmente turchese, dal quale emerge in tutto il suo splendore l’iconografico scoglio Pan di Zucchero; costituito da rocce calcareo-dolomitiche della F.ne di Gonnesa, un tempo era unito alla terraferma, probabilmente con Punta Is Cicalas, fino a quando tettonica, carsismo ed erosione hanno smantellato la scogliera lasciando solitario, a 300 mt dalla costa, questo imponente monumento naturale cinto da falesie, di quasi 4 ettari di superficie ed un’altezza massima di 133 mt; il contesto paesaggistico è inoltre arricchito dalle altissime falesie di Monte Nai e Punta Is Cicalas che cingono la piccola baia da nord e che, come vedremo più avanti, custodiscono un altro gioiello, questa volta di origine antropica.
Masua è un esempio unico e altamente suggestivo dove si sovrappongono le meraviglie paesaggistico-naturalistiche e i grandiosi resti di archeologia industriale del recente passato minerario.
La grande miniera di piombo e argento di Masua, conosciuta da secoli e in attività estrattiva industriale dal 1600, è stata chiusa definitivamente nel 1999 entrando a far parte dei siti di archeologia mineraria del Parco Geominerario della Sardegna insieme al vicino Porto Flavia, il vero gioiello esclusivo di Masua.
Porto Flavia è l’ardita struttura logistica, realizzata all’interno di Monte Nai e terminata nel 1924, che permetteva di immagazzinare in enormi silos cavati nella roccia il minerale estratto e lavorato nella vicina miniera di Masua e da qui di trasportarlo tramite vagoni in gallerie che sboccavano sul ciglio della falesia; quindi tramite un pontile sospeso e un nastro trasportatore il materiale veniva caricato nelle stive delle navi che attraccavano sotto, a pochi metri dalla scogliera verticale; la grandiosità dell’opera di apertura dei tunnel e degli enormi silos ricavati nelle viscere di Monte Nai si unisce alla spettacolarità del grande portale di carico in austero stile fascista addossato alla falesia all’altezza dei tunnel, un lavoro di progettazione e realizzazione di grande difficoltà a dimostrazione di quanto fosse rilevante l’attività estrattiva del luogo (a questo link esterno trovate alcune foto dell’epoca che descrivono l’opera meglio delle parole https://mybestplace.com/it/article/porto-flavia-unopera-ingegnosa-dal-panorama-mozzafiato).
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