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Il Mesozoico

Baia di Porto Conte: compendio delle bellissime falesie calcareo-dolomitiche relitto delle piattaforme carbonatiche del Giurassico medio – Cretacico superiore: a sinistra, sul lato opposto della baia, Punta Giglio; a centro foto Capo Caccia; a destra Isola Foradada


Come le tumultuose fasi del Ciclo ercinico tardo paleozoico hanno dotato l’Isola del suo basamento strutturale, così la lunga Era mesozoica porta una certa stabilità tettonica e, grazie alle estese e cicliche trasgressioni marine, vede l’instaurarsi delle prime sovrastrutture geologiche che caratterizzeranno, rendendoli celebri ai giorni nostri, vasti territori dell’Isola: le dorsali calcareo-dolomitiche.
Fino al Triassico inferiore-medio la Sardegna, che a quel tempo insieme alla Corsica era contigua all’area pirenaico-provenzale, permane in un periodo di sostanziale continentalità e stabilità tettonica; la lunga e incessante erosione ha definito via via uno stato di penepiano generalizzato (penepiano ercinico) con la produzione massiccia di sedimenti derivanti dallo smantellamento delle “recenti” formazioni post-erciniche, intercettati e deposti in conoidi, piane alluvionali e bacini da fluvio-lacustri a transizionali-marini. Alle prime trasgressioni marine del Triassico medio-superiore segue, tra il Giurassico medio e la fine del Cretacico, un ambiente più francamente marino causato dall’apertura dell’Oceano ligure-piemontese (Tetide alpina) immediatamente ad est rispetto alla posizione di allora del blocco sardo-corso; il margine passivo sud-europeo viene interessato da una generalizzata trasgressione marina con impostazione, nel basso mare epi-continentale fra Sardegna e area pirenaico-provenzale, di un’estesa e composita piattaforma carbonatica.

Per un centinaio di milioni di anni, tra il Giurassico medio e la fine del Cretacico, andrà quindi formandosi l’ossatura carbonatica della Sardegna mentre la tettonica trascorrente ed estensionale del Cenozoico ha dislocato ampi settori della piattaforma carbonatica con sollevamenti e basculamenti a livello locale e regionale; l’erosione ha quindi ampiamente smantellato la vasta copertura carbonatica risparmiando comunque, ad oggi, ampi lembi di questa enorme struttura divenuti oggi fra gli spettacoli paesaggistico-naturalistici più affascinanti dell’Isola.

Su Pitzu de Porcu ‘e Ludu (Jerzu, Ogliastra) è un tipico esempio di Tacco calcareo-dolomitico che insiste sul penepiano ercinico

Triassico

Le successioni triassiche di massimo spessore e rappresentatività affiorano a nord ovest dell’Isola nella Nurra, fra Cala Viola e Porto Ferro e presso il Monte Santa Giusta; lungo la costa sud ovest più limitatamente si ritrovano affioramenti nell’Arburese (presso Scivu), nell’Iglesiente (Funtanamare) e nel Sulcis (Porto Pino). Nella Sardegna centrale si rinvengono affioramenti in alcune aree del Gerrei (presso Escalaplano e il Lago Mulargia), della Barbagia (area di Seùi e Seùlo), dell’Ogliastra/Salto di Quirra (Ussassai, Perdasdefogu) e del Sarcidano (Laconi, Gadoni, Nureci).
Questi depositi triassici della Sardegna trovano corrispondenza nelle facies dei bacini sedimentari europei conosciute come Buntsandstein (ambiente continentale-lagunare del Triassico inferiore), Muschelkalk (ambiente marino con episodi evaporitici del Triassico medio) e Keuper (ambiente litorale-lagunare del Triassico superiore).

Sardegna occidentale

Nel tratto costiero della Nurra meridionale fra Cala Viola e Torre Porticciolo (visibile nella foto a sinistra scattata da Monte Timidone) sono molto ben esposti i depositi triassici del Buntstandstein (noto in letteratura come Verrucano sardo) che si impostano con una discordanza di pochi gradi al di sopra dei sedimenti alluvionali-lacustri permiani della Formazione di Cala del Vino; questa discordanza, netta e riconoscibile a livello regionale, testimonia la totale erosione di una parte rilevante di successione del Permiano superiore-Triassico inferiore.
La successione del Triassico medio inizia con il Conglomerato del Porticciolo, un corpo conglomeratico matrice-sostenuto dello spessore massimo di circa 15 mt, con clasti costituiti quasi esclusivamente da quarziti pluri-centimetriche ben arrotondate, mentre nella parte superiore passa ad una unità di arenarie ciottolose, con stratificazione incrociata concava e planare; la facies sedimentaria corrisponderebbe ad un sistema fluviale a canali intrecciati.

Al di sopra, in modo abbastanza netto, si sviluppa la successione delle Arenarie di Cala Viola (foto a destra), formata da arenarie rossastre da grossolane a fini, alternate a peliti di ambiente fluviale che passano superiormente ad areniti siltose con abbondanti intraclasti piatti che suggerirebbero il passaggio ad una piana tidale (piana di marea) intersecata da canali di estuario; il tetto di questa successione non affiora a causa di una faglia che ha eliso tutto il Muschelkalk e che mette a contatto le Arenarie di Cala Viola direttamente con il Keuper.
Nel Triassico medio-superiore il mare inizia la sua trasgressione inizialmente nella parte occidentale dell’Isola; sul basamento (in discordanza) e, localmente, sui depositi continentali-transizionali del Buntsandstein affiorano le successioni calcareo-dolomitiche di piattaforma prossimale (Muschelkalk), più o meno ricche di fossili e bioturazioni; queste successioni sono ben esposte solo a Monte Santa Giusta (SS), Punta del Lavatoio (sud di Alghero) e Ghiscera Mala (a sud di Cala Viola) dove la successione calcareo-dolomitica evolve ad una sedimentazione tipica di ambienti evaporitici (Keuper).

Sardegna centro-orientale

Nella fascia di territorio compresa fra Nureci, Laconi, Orroli e Escalaplano affiorano, in discordanza sul basamento metamorfico o sui residuali bacini molassici carbonifero-permiani, limitate successioni del Triassico medio.
In quei tempi la paleogeografia della Sardegna centro-orientale era molto probabilmente caratterizzata dalla presenza di un alto strutturale (Alto strutturale tettonico della Barbagia) che con l’ingressione marina causata dalla concomitanza fra la subsidenza dell’area posta in estensione e l’aumento del livello eustatico diventerà un arcipelago di grandi isole; alla graduale sommersione di quest’ultimo corrispondono le varie lithofacies che vanno a deporsi e a succedersi prima lungo i margini e poi direttamente sui terreni dell’arcipelago in via di annegamento: la Formazione di Escalaplano corrispondente ad ambienti continentali-transizionali, che vanno da ridotte e sottili conoidi alluvionali ad ambienti inter-tidali con sparsi laghetti effimeri, stagni salmastri e probabili ingressioni marine di lieve entità; la Formazione di Monte Maiore corrispondente ad un trend più trasgressivo che evolve da ambiente supra-tidale tipo sabkha verso condizioni di piana di marea e laguna poco profonda, fino a condizioni più francamente marine.
Le successioni del Triassico superiore-Giurassico inferiore sono state totalmente smantellate e gli unici affioramenti sono rinvenibili, come detto, solo limitatamente nella Nurra (NW Sardegna).

Giurassico e Cretacico

Vista dalle pendici orientali del Gennargentu del sinuoso canyon del Flumendosa oltre il quale svettano i lembi settentrionali delle formazioni giurassiche dei Tacchi ogliastrini, impostati sul corrugato substrato paleozoico: a sinistra il piccolo tacco di Perda Liana (1.293 mt, Gairo), a destra il possente Tònneri (Pizzu Margiani Pobusa 1.324 mt, Seui)

La piattaforma carbonatica sarda mostra peculiari differenze fra gli attuali settori occidentale ed orientale, da un lato perchè impostatasi sull’articolata morfologia del paesaggio post-ercinico che ha suggerito la presenza di un alto strutturale che si interponesse fra i due settori, dall’altro per il fatto che l’attuale Sardegna orientale fosse prospiciente la Tetide alpina, manifestando quindi una sedimentazione corrispondente ad un ambiente più aperto, mentre la successione occidentale si è deposta in un contesto di mare più protetto. Lungo questa potente successione calcareo-dolomitica di piattaforma si identificano vari episodi regressivi di importanza regionale identificati da livelli con sedimentazione di ambiente lagunare, fluvio-lacustre, evaporitico fino a meramente continentale.

Sardegna occidentale

La spettacolare baia di Porto Conte racchiusa da Capo Caccia, a sinistra, e Punta Giglio, a destra

Nella Sardegna occidentale la piattaforma carbonatica mesozoica si estendeva parallelamente all’attuale costa dalla Nurra (a nord) verso il Golfo di Palmas (Sulcis, Sardegna SW), collegandosi alle coeve piattaforme provenzale e catalana con le quali mostra numerosi similitudini sedimentologiche, stratigrafiche e paleontologiche.
L’estremità nord occidentale della Sardegna, la Nurra, è l’area che presenta, in continuità stratigrafica sui sedimenti permiano-triassici, la successione più completa del periodo, con potenza complessiva dell’ordine di centinaia di metri; nella Nurra algherese sono condensate le formazioni mesozoiche più significative le quali, per l’altissimo valore paesaggistico-naturalistico, sono in massima parte incluse in zone protette come il Parco Regionale di Porto Conte o l’Area Marina Protetta di Capo Caccia e Isola Piana.
Seppur limitatamente e con spessori minori, il periodo giurassico-cretacico occidentale è presente anche nel Sulcis (Porto Pino, Isola di Sant’Antioco).

Falesie occidentali di Capo Caccia; è evidente l’influsso della tettonica cenozoica alla quale sono state assoggettate le imponenti deposizioni carbonatiche del Mesozoico

Lo spettacolare promontorio calcareo-dolomitico di Capo Caccia è uno dei simboli più noti dell’Isola; lungo le sue altissime falesie sono esposte le migliori successioni deposizionali giurassico-cretaciche con sezioni relativamente continue anche se sovente interrotte da faglie imputabili soprattutto alla tettonica oligo-miocenica che ha sbloccato la successione carbonatica; gli stessi movimenti tettonici sono responsabili della sua caratteristica conformazione a rampe (vedere la foto sopra) che immergono verso est sviluppando per contro, sul lato occidentale, una serie di falesie alte centinaia di metri (altezza massima Punta Cristallo, 326 mt). Questo eccezionale lembo di territorio carsico custodisce opere di eccezionale bellezza e valore come la Grotta di Nettuno (visitabile giungendovi via mare oppure a piedi tramite la Escala del Cabirol) e la Grotta Verde (dove sono stati ritrovati reperti, tra i quali graffiti, risalenti alle popolazioni nomadi del Neolitico antico sardo).

A sinistra: Grotta dei Vasi Rotti, piccolo antro cieco facilmente raggiungibile dal belvedere di Capo Caccia e dal quale si gode un panorama invidiabile sul Capo in direzione nord. Al centro: Escala del Cabirol, l’ardita opera per accedere a piedi alla Grotta di Nettuno di Capo Caccia, si inerpica in una discesa e poi a costa della falesia dando modo di osservare praticamente tutta la successione calcareo-dolomitica come fosse un museo. A destra: Torre della Pegna, costruita a strapiombo sulla scogliera a 270 mt slm dalla quale si gode un’eccezionale vista panoramica dell’Isola Piana e delle falesie che culminano con Punta Cristallo

Nel complesso calcareo-dolomitico algherese sono inclusi anche le due isole Foradada e Piana, il meno appariscente ma sempre suggestivo promontorio di Punta Giglio (ad est di Capo Caccia sul lato opposto della baia di Porto Conte) e alcune alture nell’immediato entroterra, le quali fanno meno trasparire le peculiarità paesaggistiche dei territori carsici perchè quasi integralmente coperte di boschi o bassa macchia arbustiva: Monte Doglia (435 mt, la terza cima più alta della Nurra), Monte Timidone (361 mt), Monte Murone (302 mt) e Monte Palmavera (258 mt), ai piedi del quale è sito il noto e omonimo Nuraghe.

A sinistra il bellissimo promontorio di Punta Giglio, al di sopra del quale sono visibili i ruderi delle fortificazioni della II GM; a destra panorama dalla cima di Monte Murone, verso il Monte Doglia

La presenza di flussi detritici a grani di quarzo, provenienti dallo smantellamento del basamento paleozoico, presenti in tre livelli ben datati entro i calcari del Giurassico inferiore e medio della Nurra, evidenzia un’attività tettonica di tipo distensivo; lo spessore e la composizione del livello più recente (Bajociano) potrebbe corrispondere ai coevi depositi continentali pre-trasgressivi della Sardegna centro-orientale (Formazione di Genna Selole, vedi oltre).
La successione del Giurassico medio, corrispondente ad ambienti lagunari protetti a bassa energia e salinità variabile con episodi di tempesta fino ad ambienti di più alta energia, è principalmente composta da calcari oolitici, bioclastici, a oncoidi, micritici, con livelli marnosi e marnoso calcarei lungo la successione che spesso è abbondamente fossilifera (echinodermi, bivalvi, gasteropodi, brachiopodi, coralli, foraminiferi, ammoniti).

Capo Caccia, vista verso sud

Dal Bathoniano (Giurassico medio) si instaurano condizioni più francamente marine alle quali corrisponde una successione molto potente di calcari micritici (fossiliferi) e dolomie (sterili); a cavallo fra Giurassico e Cretacico (Titoniano – Barriasiano) è segnalato un orizzonte sedimentario regressivo calcareo-marnoso di ambente lagunare-lacustre con carofite e ostracodi, corrispondente alla Facies purbeckiana.
Nel Cretacico inferiore si torna nuovamente ad ambienti di mare aperto e poco profondo con scogliere (Facies Urgoniana), testimoniati da successioni spesse fino a 350 metri, monotone e molto omogenee, di calcari oolitici e bioclastici e da calcari dolomitici e marnosi con vari ed abbondanti fossili lungo tutta la sezione.
Un evento regressivo intra-cretacico (Fase austriaca) si manifesta con l’erosione di cospicue porzioni delle precedenti serie mesozoiche determinando una superficie alquanto articolata dove si accumulano depositi bauxitici (sfruttati anche industrialmente come nei depositi nei dintorni di Olmedo) che rispecchiano condizioni climatiche caldo-umide di tipo tropicale e sub-tropicale. Al Turoniano-Coniaciano corrisponde il ritorno a condizioni significativamente trasgressive che vanno da mare protetto, con deposizione di calcari micritici, a mare più aperto e ad alta energia, con deposizione di calcari bioclastici, fino ad ambienti che localmente corrispondono al margine della scarpata.
Il Cretacico finale segna quindi il ritorno a una condizione di generale emersione che perdurerà fino all’Eocene inferiore (Fase laramica).

Capo Caccia, panoramica della bellissima Cala d’Inferno; oltre all’indiscutibile fascino paesaggistico-naturalistico (inserita insieme ad altri suggestivi panorami delle scogliere in un itinerario che sale a Torre della Pegna) Cala d’Inferno offre uno spaccato eccezionale delle successioni deposizionali di transizione fra il Giurassico ed il Cretacico (Titoniano superiore-Valanginiano inferiore): il blocco a sinistra foto è composto da calcari ben stratificati e riccamente fossiliferi del Titoniano (ultimo piano del Giurassico) in contatto tettonico con l’anfiteatro chiaro al centro della baia che corrisponde ai sedimenti della facies purbeckiana (marne e calcari marnosi del Berriaisiano); la cornice rocciosa che sovrasta la baia corrisponde invece all’unità di dolomie e calcari della facies urgoniana (Valanginiano)

Sardegna Orientale

Le imponenti falesie della costa di Baunei fra Cala dei Gabbiani e Capo Monte Santo

Nella parte centro-orientale dell’Isola affiora il più vasto lembo residuo della piattaforma carbonatica giurassica sarda: i Supramontes marini (Baunei, Dorgali) e montani (Urzulei, Orgosolo, Oliena, Dorgali), i primi bordati ad est dalle suggestive falesie alte fino a centinaia di metri, i secondi ad ovest dalle bellissime creste taglienti che raggiungono altezze superiori ai 1.000 mt (fino ai 1.463 mt del massiccio del Corrasi).
Le potenti successioni sedimentarie si sono deposte sulla variegata morfologia del substrato paleozoico, sono parzialmente eteropiche (transizione laterale fra sedimenti diversi deposti nello stesso tempo geologico) e mostrano estensione, potenza, composizione e carattere deposizionale molto vari.

Monte Novo San Giovanni (1.316 mt, Orgosolo): vista di una parte dei Supramontes orgolesi e urzulesi; sulla sinistra, le alte creste che delimitano ad ovest il vasto territorio carsico centro-orientale
Grotte del Bue Marino (Dorgali) si aprono improvvisamente nelle falesie fra Cala Gonone e Cala Luna; la grotta è suddivisa in tre tronconi con linghezza complessiva di 20 km ed è collegata al sistema idrico sotterraneo di Codula Ilune

Questi vasti territori calcareo-dolomitici sono intensamente carsicizzati tanto che non si contano grotte (a sinistra quella del Bue Marino lungo la costa di Dorgali), polje, terrazzamenti, doline e inghiottitoi; inoltre, lunghi e profondi canyon frammentano la piattaforma o si instaurano ai confini fra la stessa ed il substrato paleozoico, come le famose codule che corrono parallelamente alla costa di Baunei e raggiungono il mare interrompendo le falesie carbonatiche formando lagune e spiagge come Cala Luna e Cala Sisine oppure il Riu Flumineddu che dalle pendici orientali del Gennargentu ha scavato il suo solco fino alla spettacolare Gola di Gorropu, la più profonda d’Europa.
Si tratta quindi di un contesto paesaggistico e naturalistico unico, selvaggio e spettacolare, divenuto velocemente una grande attrazione turistica internazionale e un patrimonio di inestimabile valore per l’Isola.

Vista verso est del Monumento naturale Perda Liana (1.293 mt, Gairo, Ogliastra). Il “piccolo” Tacco è un vero e proprio relitto della piattaforma carbonatica ogliastrina, erto solitario sul penepiano ercinico poco a sud del Flumendosa e del Gennargentu; per l’altezza del torrione calcareo e per la posizione isolata è da sempre un punto di riferimento visibile da grandi distanze.

Con caratteristiche diverse ma sempre spettacolari troviamo più a sud un’altra tipica formazione geologica del Giurassico medio-superiore, altamente caratterizzante il paesaggio questa volta solo dell’entroterra: i Tacchi dell’Ogliastra, della Barbagia e del Sarcidano.
I Tacchi sono tipici altopiani calcareo-dolomitici bordati da pareti verticali, di estensione talvolta notevole, residui della piattaforma carbonatica che l’erosione differenziata ha frammentato con valli e profonde gole isolando di fatto queste bellissime formazioni rocciose una dall’altra; in altre aree l’erosione ha cancellato integralmente i depositi di piattaforma risparmiandone, per il momento, ristrettissimi lembi che oggi si ergono come torri solitarie completamente, o quasi, decontestualizzate geologicamente (Perda Liana, Su Texile, Su Toni ‘e Girgini..).

L’imponente corona calcarea dei Tacchi di Osini e Ulassai (Fm. di Dorgali) bordeggia le rocce paleozoiche (Postgotlandiano) del versante occidentale della Valle del Pardu

Privilegiando il significato paleo-ambientale delle lithofacies, piuttosto che le caratteristiche litologiche, sono definiti tre cicli trasgressivo-regressivi giurassici:
– Primo ciclo (Batoniano-Calloviano, Giurassico medio); i termini più antichi della successione giurassica della Sardegna orientale poggiano in discordanza sul basamento paleozoico e localmente, nell’area dei Tacchi, al di sopra di paleo-suoli ematitico-limonitici (Ferro dei Tacchi) determinatisi nella precedente lunga fase di continentalità in clima caldo-umido; questo primo ciclo inizia i con sedimenti continentali-transizionali (conoide, piana alluvionale fino a peri-litorali) della Formazione di Genna Selole, in strati discontinui sia in affioramento che in spessore (massimo 27 metri rilevati presso Perdasdefogu) e costituiti prevalentemente da conglomerati con intercalazioni arenacee ed argillose (con all’interno di queste ultime resti di piante e materiale organico di ambiente lacustre) che evolvono verso l’alto a depositi di litorale.

A sinistra la macro dolina di Planu Campu Oddeu (Urzulei) con la schiera di creste calcareo-dolomitiche che si susseguono con direzione sud-nord; a destra un tratto di falesia con grotta poco a nord di Capo Monte Santu (Baunei)
La guglia calcarea (Fm. di Dorgali) e Monumento naturale “Su Campanili” (Gadoni, Barbagia di Belvì) troneggia insieme alle alte pareti di Lattinazzu sul canyon che il Flumendosa ha scavato nel Basamento paleozoico

Superiormente si passa alla sedimentazione marina di piattaforma poco profonda della Formazione di Dorgali che, sebbene con spessori variabili, affiora estesamente nell’area dei Tacchi (Sarcidano, Salto di Quirra, Ogliastra), nel Montalbo, nel Monte Tuttavista e nei bordi occidentali dei Supramonte interno e marino; questa formazione, nella quale sono segnalate varie presenze fossili (brachiopodi, foraminiferi, ammoniti..), è composta alla base da arenarie dolomitiche che evolvono alla sommità in dolomie brune, compatte, e corrisponde ad un ambiente di scogliera; la regressione alla fine del primo ciclo è testimoniata dalla discontinuità al tetto della Formazione di Dorgali, localmente con Fe-hard grounds.

– Secondo ciclo (Oxfordiano-Titoniano inferiore, Giurassico superiore); si instaura una marcata differenziazione degli ambienti deposizionali di piattaforma, la cui produttività va da prevalentemente oolitica a oolitico-bioclastica con ampio sviluppo di margini biocostruiti; l’interpretazione di queste facies ha evidenziato la presenza di un alto relativo situato al centro del Golfo di Orosei (fra Cala Luna e Genna Ramene) bordato da due aree depresse, relativamente poco profonde, poste rispettivamente a Nord (Bacino di Dorgali-Tuttavista) e a Sud (Bacino di Baunei) con piccoli bacini con facies fini stratificate (calcilutiti) di rampa medio-distale sia verso Nord (Calcari di S’Adde; p. es. Monte Tuttavista) che verso Sud (Formazione di Baunei).

Monte Tuttavista, versante settentrionale (Galtellì, Baronie); sulla destra la piana del Cedrino che scorre sinuoso accanto al paese di Galtellì; attorno al core calcareo, il Tuttavista presenta un inventario di affioramenti risalenti dal Cambriano al Quaternario recente.

Il passaggio ai soprastanti massivi depositi di reef della Formazione di Monte Tului è abbastanza netto e caratterizzato dalla comparsa di facies calcarenitiche, risedimentate, ad ooidi e crinoidi; nella porzione settentrionale del Golfo di Orosei, da Codula di Luna fino a M.te Tuttavista, questa formazione poggia direttamente sulla Formazione di Dorgali.
Il secondo ciclo termina con una regressione a scala regionale testimoniata da conglomerati a supporto clastico costituiti da clasti sino a decimetrici di carbonatici poligenici alternati ciclicamente a facies carbonatiche fini e peritidali con fenestrae, mud-cracks e livelli stromatolitici rinvenuti al tetto della Fm. di Tului. In associazione alle facies d’emersione si rinvengono depositi di laguna protetta con influenza di acque dolci, come testimoniato dal ritrovamento di oogoni ed internodia di alghe caracee unitamente ad associazioni oligotipiche a gasteropodi ed ostracodi (Formazione di Urzulei) mentre nell’area depocentrale dei bacini persiste la sedimentazione di prevalenti fanghi carbonatici.

Tratto dello spettacolare versante orientale della gola di Codula Ilune (qui in territorio di Urzulei), maestoso spaccato delle successioni calcareo-dolomitiche giurassiche nel quale risaltano gli effetti del carsismo e delle dislocazioni tettoniche post eoceniche
Le falesie del promontorio di Cala Luna, della quale si vedono una parte della bellissima laguna e dell’ampio arenile

– Terzo ciclo (a cavallo fra Giurassico e Cretacico); l’inizio della sedimentazione della terza piattaforma carbonatica è un evento regionalmente diacrono dal Titoniano Superiore al Berriasiano basale; vi corrisponde principalmente la Formazionde di Monte Bardia, tipica formazione di scogliera ricca di fossili, la cui evoluzione va da ambiente sub-tidale poco profondo, con deposizione di calcari a componente bioclastica, ad ambienti a grande energia con deposizione di calcareniti ben elaborate e ooliti, fino a inter-supratidale, con calcari e calcari marnosi finemente stratificati e con strutture di essiccamento; la formazione termina con una superficie di discontinuità corrispondente ad una lacuna stratigrafica che fa da transizione agli ambienti paralici e salmastri della Facies purbeckiana, nota localmente come Orizzonte di Orudè e datata al Barriasiano, la cui successione consiste in marne e calcareniti marnose.

A sinistra Isola Tavolara (Gallura) emerge col bianco dei suoi calcari alle spalle dei graniti rossastri dell’Isola di Molara; insieme a Capo Figari (Golfo Aranci) sono i lembi residui più settentrionali di quella che fu l’estesissima piattaforma carbonatica orientale della Sardegna; a destra il vasto bastione calcareo del Montalbo, impostato sui micascisti del Basamento paleozoico, si stende invalicabile per 18 km e altezze medie sopra i 1.000 mt (1.127 mt Punta Catirina e la gemella Punta Turuddò)

Al di sopra dell’orizzonte purbeckiano la successione del Cretacico inferiore evolve nella Facies urgoniana, rispecchiante dapprima ambienti transizionali e di piattaforma esterna poco profonda e ad alta energia, con deposizione di calcari argillosi (tra i quali si identificano hard ground) e bioclastici grossolani e quindi biocalcareniti più fini, non stratificate, fino a calcareniti bioclastiche di ambiente di scogliera coralligena; nel periodo meso-cretacico la Sardegna orientale, più prossima al margine passivo dell’Oceano ligure-piemontese rispetto al settore occidentale, risente prima ed in misura minore della regressione legata alla Fase austriaca (che trova equivalenza anche in Provenza) che è più tardiva ed evidente a ovest. Il Cretacico superiore affiora solo in alcune località (per esempio al Monte Tuttavista, al Monte Uddè nel Supramonte di Oliena, nella Gola Gorropu) ed è riferibile ad un ambiente di piattaforma esterna prossima alla scarpata (ambiente pelagico).
Con la fine del Cretacico si manifesta una generale regressione ed un periodo di continentalità che durerà fino all’Eocene inferiore (Fase laramica).

Blocco settentrionale del Massiccio del Corrasi (Oliena): a sinistra Punta Sos Nidos (1.348 mt) e a destra Punta Su Cusidore (1.147 mt). L’elevazione raggiunta dai depositi carbonatici mesozoici rende l’idea delle dislocazioni dovute alla tettonica cenozoica

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