Siamo nella piana di Santa Lucia, propaggine sud orientale della Valle dei Nuraghi, a una decina di chilometri da Bonorva e in prossimità dell’importante corso del Rio Mannu. In un affioramento trachitico è stato ricavato un importantissimo sito dalla lunghissima storia e frequentazione che parte da 3.000 anni avanti Cristo come necropoli ipogea pre nuragica (in sardo Domus de Janas) fino al Medioevo quando ormai da secoli era stata convertita in chiesa rupestre, probabilmente già in epoca paleocristiana.
Il sito conta una ventina di tombe che a loro volta si dividono in numerosi vani; l’area di maggior interesse è la così detta Tomba del Capo, composta da 18 vani (una delle più estese del Mediterraneo) e caratterizzata nei millenni prima da incisioni sulle pareti a ricreare quello che era l’ambiente domestico pre nuragico poi da parti in cui successivi strati di intonaco testimoniano il passaggio delle culture romane e bizantine, con scene floreali, geometriche e raffigurazioni del Nuovo Testamento; lo stato di conservazione di queste pitture è abbastanza buono e personalmente sono rimasto impressionato dalla ricchezza e varietà dei dipinti e dai colori utilizzati.
Nel vano principale della Domus in corrispondenza del soffitto un’apertura permetteva la raccolta dell’acqua piovana, utilizzata per i riti cristiani che qui si svolgevano; sulla sommità del piccolo rilievo trachitico in cui sono ricavate le Domus de Janas, a pochi metri dall’apertura per il convoglio dell’acqua piovana, è presente quella che sembrerebbe una scultura di animale, forse un toro, priva della testa e realizzata nella pietra viva.
La visita al sito di Sant’Andrea Priu è a pagamento, stranamente i biglietti per accedere al sito vanno acquistati a un chilometro dal sito stesso, quindi conviene dirigersi direttamente in biglietteria prima di parcheggiare e accedere per la visita.