Dall’estremità sud del paese di Orune si imbocca una stradina asfaltata che in 5 km conduce in località Sa Costa ‘e Sa Binza presso il Centro servizi di Su Tempiesu, gestito da personale molto cordiale e preparato che fornisce una introduzione storica/architettonica al monumento del quale è presente una ricostruzione in scala di come doveva presentarsi in origine.
La Fonte sacra si raggiunge facilmente tramite due sentieri alternativi e ben tenuti che scendono il versante boscoso; lungo il percorso sono distribuiti alcuni pittoreschi pannelli informativi che illustrano fauna e flora del luogo con i corrispondenti nomi in sardo mentre davanti a noi si godono bellissime viste del Montalbo; dopo circa 800 mt di sentiero Su Tempiesu ci si para innanzi inaspettatamente, incastonato in una stretta e ripida valle.
La costruzione di Su Tempiesu risale molto probabilmente al XII secolo AC e quindi all’Età del Bronzo, come conferma la tecnica costruttiva isodoma che risale a quel periodo; qualche secolo dopo la sua costruzione esso venne completamente ricoperto da uno smottamento che l’ha celato fino a quando fu riscoperto per caso, nel 1953, dai proprietari del terreno che stavano eseguendo lavori per sistemare la vena acquifera della stretta valle; nel succedersi degli scavi vennero ritrovati numerosi e rilevanti reperti fra i quali statuette, pugnali e oggetti votivi in genere.
Il ritrovamento della Fonte sacra Su Tempiesu ha portato alla luce un reperto di grandissimo valore storico e culturale che, una volta di più, dimostra quale maestria avessero maturato le maestranze nuragiche nell’edificare magnifiche e complesse opere architettoniche e quindi quanto fosse matura e sviluppata la cultura di quelle Genti che sentivano la necessità di erigere opere monumentali per le quali dovevano profondere mezzi e risorse notevoli per quei tempi.
Quello che colpisce di Su Tempiesu è innanzitutto la grazia della particolare architettura a doppio spiovente che sormonta la Fonte sacra e che purtroppo è mancante nella parte medio-superiore a causa del crollo seguito alla frana che investì il tempio; al di sotto, due spessi muri aggettanti internamente formano il vestibolo, pavimentato con lastre di trachite ottimamente posizionate, sul fondo del quale un’apertura strombata con 4 gradini scende verso la camera circolare dove è custodita la Fonte, a sua volta captata nella retrostante roccia scistosa.
Notevolissima è la preziosa e perfetta geometria isodoma, i blocchi basaltici squadrati perfettamente modellati anche con facce inclinate per incastrarsi e sorreggersi senza l’utilizzo di cementi; esternamente al vestibolo è posto un muretto che delimita l’ingresso al tempio, anche questo con pavimento in trachite nel quale un solco raccoglie le acque che fuoriescono dalla Fonte e le convoglia dall’altra parte del muretto dove alla base è ricavata una piccola replica della Fonte sacra principale; da qui l’acqua prosegue il cammino verso valle oltre la quale, sullo sfondo, si para il maestoso Montalbo.
In senso generale il popolo nuragico ci ha lasciato molte altre opere megalitiche, di fine ingegneria e notevole difficoltà strutturale (si pensi alla Fonte sacra di Santa Cristina o al complesso nuragico di Santu Antine) ma quello che colpisce di Su Tempiesu è la grandiosità dell’opera in relazione al sito dove è stata eretta, remoto e certamente impegnativo dal punto di vista logistico. Inoltre è molto rilevante il fatto che il basalto dei blocchi utilizzati per erigere il tempio è completamente assente in loco, dove invece abbondano gli scisti del basamento paleozoico che sono utilizzati per i conci del recinto che cinge il tempio; l’area più prossima dove è reperibile il basalto sono i tavolati vulcanici plio-pleistocenici di Dorgali, ad una decina di chilometri di distanza in linea d’aria ma notevolmente di più a piedi in un territorio aspro e montuoso; l’opera di trasporto del materiale, lunga e difficoltosa, dimostra una grande determinazione e capacità organizzativa che doveva coinvolgere un numero rilevante di persone occupate lungo tutta la filiera dalla cava, al trasporto, alla magistrale messa in opera in loco.