Magari non identitarie e numerose come i Nuraghe, che sono il simbolo per eccellenza della Sardegna e che sono stati eretti a migliaia, le cento e più Torri costiere della Sardegna sono comunque un lascito importante del lungo e travagliato periodo medioevale e si susseguono quasi ininterrottamente lungo le coste dell’Isola oramai perfettamente integrate nel contesto paesaggistico-naturalistico.
Il complesso delle Torri costiere della Sardegna è l’evoluzione di un sistema di osservazione e avvistamento congiunto, presente in maniera primordiale già a partire dall’epoca dei Giudicati nel VIII secolo, contro le incursioni piratesche che con razzie fin nell’entroterra o agguati a navi mercantili lungo la costa sono state lungamente il flagello principale per le popolazioni prossime al mare.
Il primo sistema di avamposti d’avvistamento e difesa operativo contro i saraceni venne ulteriormente sviluppato e perfezionato dagli Aragonesi a partire dalla seconda metà del 1.500, quando le incursioni dei corsari barbareschi erano diventate oramai quotidiane; fondarono appositamente la Reale Amministrazione delle Torri, supervisionata fin dall’inizio da Marco Antonio Camos, che doveva occuparsi di scegliere i migliori siti dove erigere nuove torri, ripristinare/potenziare le pre-esistenti (che il G. F. Fara attesta in un numero di 43 torri o simili), manutenere le strutture, coordinare e gestire le necessità logistico-militari dell’intero sistema difensivo.
Per definizione le torri sono erette nei punti più panoramici lungo le coste dell’Isola, talvolta siti remoti e difficilmente raggiungibili, oppure sono insediate a ridosso di obiettivi sensibili quali approdi, saline, miniere, estuari di fiumi; per mantenere le comunicazioni oltre ostacoli naturali sui quali non era possibile costruire una torre, venivano utilizzate le così dette “guardie morte” o atalayas, ovvero semplici sentinelle e staffette che avrebbero dovuto ricevere e inoltrare eventuali segnali ricevuti fra torri non in comunicazione visiva diretta.
Quasi tutte le torri sono di pianta circolare e prospetto cilindrico o più spesso tronco-conico, adatte a fornire una resistenza maggiore contro eventuali colpi di artiglieria sopratutto grazie al cospicuo spessore delle mura perimetrali che variavano da un minimo 1,5 mt nelle torri minori fino ad oltre 4 mt in quelle da difesa pesante; i materiali da costruzione erano reperiti fra quanto disponibile localmente (calcare, basalto, granito, scisto..), i blocchi venivano cementati con la calce ed il tutto poi intonacato.
Di norma l’ingresso della torre (boccaporto) è posizionato diversi metri dal suolo e vi si accedeva tramite scale a pioli o a corda che potevano essere retratte in caso di attacco da terra; le strutture minori, dedicate esclusivamente all’avvistamento e comunicazione, avevano un accesso diretto alla terrazza superiore (piazza d’armi) dov’era posizionato il boccaporto per accedere all’interno; le torri avevano un’unico locale, per quanto magari ampio, e solo una dozzina fra le torri più grandi si sviluppano su due livelli interni mentre la parte inferiore della costruzione poteva ospitare una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana tramite una botola sul tetto.
Le attività principali avvenivano nella piazza d’armi alla quale si accedeva tramite scala ricavata nel o lungo il muro perimetrale e sulla quale era di norma posizionata la mezzaluna, struttura coperta semicircolare in giunchi, canne o anche muratura, che dava ricovero a personale e munizioni; nelle torri armate qui venivano posizionati i cannoni e le postazioni di tiro di spingarde e fucili mentre in tutte le torri la piazza d’armi era il luogo dal quale innanzitutto si sorvegliava lo specchio di mare e costa assegnato e dal quale si comunicava e ci si coordinava con gli avamposti o villaggi della zona, spesso distanti fra loro decine di chilometri; per permetterne la reciproca comunicazione si utilizzavano segnali codificati di fumo, durante il giorno, oppure tramite fuochi, durante la notte; sulla piazza d’armi erano infatti posti i bracieri nei quali venivano bruciate stoppe umide e bitume per generare le grandi quantità di fumo che dovevano essere visibili e chiaramente decodificabili da grandi distanze; segnali ottici e staffette erano inoltre impiegabili secondo necessità.
Il comando della torre era affidato ad un alcaide, un comandante veterano scelto dal Vicerè, alle quali dipendenze erano un numero di soldati variabile a seconda della vocazione della torre; queste, in relazione alla mole, alla posizione e vicinanza rispetto ad obiettivi sensibili, al tipo di armamento e di uomini di provvigione, si distinguevano in tre tipologie:
- De Armas o Gagliarda per difesa pesante, diametro medio fino a 18 metri ed altezza maggiori di 12 metri, possedevano 3/4 cannoni di grosso calibro, spingarde e fucili ed erano presidiate da un Alcaide, un artigliere e 5/6 soldati.
- Senzillas per una media risposta difensiva, diametro di una dozzina di metri ed altezza media di dieci metri, possedevano un paio di cannoni di medio calibro, spingarde e fucili ed erano presidiate da un Alcaide, un artigliere e 3/4 soldati.
- Torrezillas per sola osservazione e comunicazione, diametro di cinque/sei metri ed altezze medie di sette metri, erano presidiate da un paio di soldati armati con soli fucili, se non disarmati.
Delle 105 Torri costiere censite nel tempo alcune sono ormai solo un rudere, altre si presentano in diversi stati di conservazione finanche molto buoni grazie ai recenti restauri e all’inquadramento di alcune torri in Sa Conservatoria de sas Costeras de sa Sardigna (Conservatoria delle Coste della Sardegna) che ha il compito di gestire e tutelare il patrimonio costiero dell’Isola.
Qui sotto la mappa con l’ubicazione delle Torri costiere delle quali ho almeno una foto che la ritragga nel contesto in cui è costruita; segue la descrizione di ogni Torre percorrendo la costa da Nord ovest in senso antiorario, l’anno a cui si fa riferimento nella descrizione delle singola unità è quello in cui se ne trova la prima traccia in documenti storici.
Isola Asinara
L’Asinara conserva attualmente (da sud a nord) le Torri di Trabuccato (1609), Cala d’Oliva (1611) e Cala d’Arena (1611), anche se potevano esservene una a Punta Scorno, dove attualmente c’è il faro; tutte e tre sono di tipologia senzillas, poste in concomitanza di rade e approdi sabbiosi sensibili a sbarchi della pirateria, lungo la costa prospiciente il Golfo dell’Asinara (est) ed in collegamento visivo con le torri di Castelsardo, Porto Torres e Stintino (Trabuccato con Torre del Falcone); le coste occidentali dell’Isola, alte e rocciose e quindi difficili da attaccare, non ne prevedevano probabilmente la presenza.
Isola Piana – Torre della Finanza (anno 1.531, de armas)
Isola Piana occupa quasi integralmente il braccio di mare fra Stintino e l’Asinara, lasciando due passaggi a sud e a nord che sono si stretti, ma di grande importanza in quanto permettono di accedere al Golfo dell’Asinara evitando di doppiare Punta dello Scorno a nord dell’Asinara; la Torre della Finanza, eretta nella parte settentrionale dell’Isola e purtroppo in cattive condizioni strutturali, era posta a guardia dello stretto verso l’Asinara e doveva provvedere a fornire una difesa adeguatamente pesante per bloccare ogni passaggio di navi pirata; questo compito si rispecchia nelle dimensioni di 16 mt di diametro alla base per 18 mt d’altezza della piazza d’armi.
E’ in contatto visivo diretto con la Torre della Pelosa (a guardia dello stretto di Capo Falcone) e la Torre del Falcone.
Nurra
Stintino – Torre della Pelosa (anno 1578, de armas)
E’ certamente la torre costiera più famosa della Sardegna, essendo immortalata in quasi tutte le foto della meravigliosa Spiaggia della Pelosa, a sua volta una delle più belle dell’Isola; è stata eretta su un piccolo isolotto pianeggiante distante poche decine di metri da Capo Falcone con la medesima funzione della Torre della Finanza sulla vicina Isola Piana (con la quale è in contatto visivo diretto ed entrambe lo sono con la Torre del Falcone nell’altura poco a sud) ovvero quello di presidiare l’accesso allo stretto fra Capo falcone e Isola Piana, scorciatoia per accedere al Golfo dell’Asinara evitando il periplo della grande Isola. Per respingere adeguatamente ogni tentativo di passaggio alle imbarcazioni piratesche è stata eretta una torre de armas di 16 mt di diametro per 10 mt d’altezza.
Stintino – Torre delle Saline (anno 1.572, de armas)
La Torre delle Saline, attualmente in fase di restauro, si trova tre chilometri a sud di Stintino nell’omonima località affacciata sul Golfo dell’Asinara. E’ stata costruita per garantire la protezione di due beni preziosi come le saline dei terreni retrostanti e la tonnara localizzata 400 mt a nord; la Torre, costruita direttamente sugli scogli, ha un diametro di 12 mt circa, un’altezza della piazza d’armi di 12,5 mt e, come poche altre torri, possiede ben due piani coperti, collegati da una scaletta in legno; una stretta scala è invece ricavata nel muro per accedere alla piazza d’armi dal quale il campo visivo spazia su tutto il Golfo dell’Asinara, in contatto visivo diretto con le torri di Trabuccato (Asinara), Torre del Falcone, Porto Torres e Castelsardo.
Stintino – Torre del Falcone (anno 1.577, torrezillas)
La Torre del Falcone, recentemente restaurata, è la terza fra le torri costiere sarde (dopo Torre della Pegna e Torre Badde Jana) costruita alla quota maggiore, trovandosi a 187 mt sulla sommità dell’altura subito a sud di Capo Falcone; da una tale altezza non era possibile fornire alcuna risposta armata nella difesa contro la pirateria, piuttosto data una vista a 360° da un punto dominante aveva una fondamentale funzione di avvistamento precoce e comunicazione con tutte le torri del circondario (di Trabuccato, della Finanza, della Pelosa, delle Saline, di Porto Torres e Castelsardo); la profondità della vista attorno alla Torre è impressionante e si spinge dall’Asinara all’omonimo Golfo, a tutta la Nurra centro-settentrionale, al tratto di costa fino a Capo dell’Argentiera e la torre omonima e uno specchio di mare vastissimo verso ovest.
Sassari – Le torri di Porto Ferro
La baia di Porto Ferro e la sua lunga spiaggia interrompono il susseguirsi di falesie e scogliere del tratto di costa fra Capo Caccia e Capo dell’Argentiera; era quindi un approdo di grande importanza, utilizzato anche dai pescatori di corallo per ricoverare le imbarcazioni e valorizzato da un entroterra sub-pianeggiante che permetteva una rapida via di infiltrazione verso l’interno ove a circa un chilometro si trova il piccolo Lago Baratz, unica certa fonte di acqua dolce reperibile nell’area.
Il luogo doveva essere quindi ben presidiato per scongiurare ogni possibile velleità di assalto da parte della marineria piratesca e questo avviene con la costruzione di ben tre torri nei due fianchi e sul fondo della baia: Torre Bantine ‘e Sale a sud, Torre Negra a nord, Torre Bianca sul lato settentrionale della lunga spiaggia
Torre bantine ‘e Sale (1572, senzillas)
Torre Bantine ‘e Sale, o Torre Mozza, è posizionata a 21 mt d’altezza su un piccolo promontorio all’ingresso sud della baia, in contatto visivo diretto con Torre del Porticciolo poco meno di 4 km a sud; attualmente in stato di rudere a causa di crolli ed erosione dell’arenaria utilizzata per erigerla, risulta costruita nel 1572 con funzione di avvistamento e difesa che date le ridotte dimensioni (l’altezza è di circa 3 mt) doveva essere di tipo medio-leggero corrispondente alla tipologia senzillas.
Torre Bianca o di Airadu (1572, senzillas)
Torre Bianca, o di Airadu, è costruita su un affioramento roccioso alto qualche metro alla fine del lungo litorale sabbioso; costruita in blocchi di calcare, differentemente dalle altre due torri costruite in arenaria, presenta una pianta circolare del diametro alla base di 12 mt per un’altezza di 6 mt e corrisponde alla tipologia senzillas, avvistamento e risposta difensiva medio-leggera; subito accanto alla Torre è stato eretto un piccolo fortino attivo nella II GM.
Torre Negra, o Torre Spagna (1578, senzillas)
Torre Negra, o Torre Spagna, completa il sistema difensivo da una posizione elevata, essendo stata eretta a 63 mt d’altezza sul promontorio nel lato nord della baia; è in connessione visiva diretta, oltre che con le altre due torri di Porto ferro, con Torre Porticciolo e Torre della Pegna (Capo Caccia) e gode di ampia visuale sulla piana retrostante la spiaggia in direzione di Guardia Grande e Alghero.
La Torre, datata al 1578 e della tipologia senzillas, è stata costruita in blocchi di arenaria che gli danno il colore scuro dal quale deriva il nome e che attualmente risultano molto deteriorati e consumati dalle intemperie alle quali è fortemente esposto il sito.
L’accesso è posto a 5 mt d’altezza rispetto al suolo e conduce direttamente alla piazza d’armi e non alla camera interna (come avviene normalmente nelle altre torri) alla quale si accede tramite una botola nella piazza d’armi.
Alghero – Torre Porticciolo o del Portitxol (1572, senzillas)
Torre Porticciolo è posizionata subito a nord del complesso di altissime falesie di Capo Caccia, sul cucuzzolo di un promontorio che crea una piccola e incantevole baia con litorale sabbioso, relativamente protetta dal maestrale, utilizzata un tempo dai pescatori di corallo per il ricovero delle imbarcazioni; fu la necessità di proteggere questo importante sito che portò alla costruzione della Torre da parte degli stessi pescatori di corallo e fu quindi inserita dagli aragonesi nel più ampio sistema di controllo e difesa costiero insieme alle torri con le quali è in contatto visivo diretto sia verso nord (Bantine ‘e Sale e Negra a Porto Ferro, probabile guardia morta a Punta Argentiera) sia verso sud (Torre di Porto Conte e quindi Alghero, anche tramite guardia morta su Monte Timidone).
La Torre, molto ben ristrutturata nel 2007/2008, è stata eretta utilizzando blocchi di roccia arenaria locale, la particolare base tronco-conica poggia direttamente sulla roccia e slancia la torre fino ad un’altezza massima di 10,6 mt.
Alghero – le torri della Baia di Porto Conte
Nella Baia di Porto Conte, poco ad ovest di Alghero, sono posizionate ben 4 torri aragonesi, di ognuna delle tipologie esistenti, che sorvegliavano l’accesso alla profonda insenatura, a dimostrazione di come, fin da epoca nuragica e romana, fosse un luogo strategico per la navigazione e la sosta in questo tratto di mare. Seguendo la costa da est a ovest sono posizionate la Torre di Porto Conte, quella di Tramariglio, del Bulo e della Pegna, queste ultime due in contatto visivo con le torri dei bastioni di Alghero, con Torre di Poglina e Badde Jana a sud di Alghero; una quinta torre, non più esistente, era posizionata a Punta Giglio dove attualmente sono posizionate le batterie antiaeree della II GM mentre una guardia morta doveva essere stanziata sulla cima di Monte Timidone.
Torre di Porto Conte (1572, de armas)
La Torre è ubicata su un promontorio a pochi metri dal mare, circa a metà della sponda orientale della Baia di Porto Conte.
E’ una delle torri più grandi della Sardegna con un diametro alla base di 18 mt e un’altezza alla piazza d’armi di 13 mt; la sua imponenza ed armamento erano un cruciale sistema difensivo pesante per contrastare l’approdo delle imbarcazioni pirata a Mugoni, nel fondo della baia, e in questo era coadiuvata dalla Torre di Tramariglio, che la fronteggia dal lato opposto della Baia in posizione più elevata; lo stato di conservazione è molto buono e sono ancora presenti dettagli importanti come le piombatoie e i parapetti nella piazza d’armi.
E’ in contatto visivo con le altre tre torri della Baia (Tramariglio, Bulo e Pegna)
Torre di Tramariglio (1591, senzillas)
E’ posta a 65 mt d’altezza su una collina costiera a Capo Caccia, nella parte mediana della costa occidentale di Porto Conte; ancora in discrete condizioni, ha diametro alla base di 14 mt per un’altezza di 11 mt e aveva compiti di difesa leggera coadiuvando, da un’altezza più elevata, la Torre di Porto Conte che le sta di fronte sul lato opposto della Baia. E’ in contatto visivo diretto con le altre tre torri della Baia e verso sud est, sebbene distante circa 25 km, con la Torre Badde Jana, posta sulle rupi della costa di Villanova.
Torre del Bulo (1572, senzillas)
La Torre del Bulo (o del Bollo) è posizionata a 34 mt d’altezza su una bellissima altura costiera a Capo Caccia, circa 1.800 mt a sud della Torre di Tramariglio; ha un diametro alla base di 10 mt per 11 mt d’altezza e aveva funzione di difesa leggera, coadiuvando le torri di Porto Conte e Tramariglio, oltre che di avvistamento per il quale si coordinava con le altre torri della Baia e anche direttamente con Alghero con la quale aveva una vista diretta, cosa non possibile per le Torri di Porto Conte e Tramariglio.
Torre della Pegna (1572, torrezillas)
Torre della Pegna è una piccola torre di avvistamento inserita in uno dei contesti paesaggistico-naturalistici più spettacolari della Sardegna, eretta sul ciglio della falesia occidentale di Capo Caccia a 270 mt. d’altezza, il che la rende la seconda torre a quota più elevata dopo Torre Badde Jana (353 mt.) eretta sulle rupi costiere di Villanova Monteleone; grazie all’invidiabile altezza dominava un tratto di mare vastissimo e sopratutto un orizzonte più profondo verso ovest-sud ovest, direzione dalla quale si potevano aspettare le incursioni saracene; è in contatto visivo diretto con le altre 3 torri della Baia di Porto Conte, con Alghero, con Torre Negra di Porto Ferro (a nord) e con la sopracitata Torre di Badde Jana verso sud.
L’accesso all’interno della Torre non è consentito a causa dei crolli interni mentre le ridotte dimensioni (5/6 mt di diametro alla base per 3/4 mt d’altezza) sono funzionali alla sola missione di avvistamento e comunicazione, tanto più che da quest’altezza era impossibile utilizzare qualunque tipo di arma da difesa, ma anche di trasportarne in loco per via della difficoltà d’accesso. A pochi metri dalla Torre si trova una piccola costruzione a forma ogivale con probabile medesima funzione di avvistamento.
Alghero – Torre del Lazzaretto (1572, senzillas)
Nell’ampia rada sul lato opposto rispetto ad Alghero è posizionata Torre del Lazzaretto, o di Capo Galera, in difesa degli approdi sabbiosi della vicina omonima spiaggia e di quella poco oltre delle Bombarde; è stata costruita direttamente sulla scogliera utilizzando blocchi calcarei locali, il diametro di ben 19 mt per uno spessore murario di circa 4 mt ne fa un edificio piuttosto solido e imponente, adatto alla funzione di difesa medio-pesante che espletava con l’utilizzo di tre cannoni.
Alghero
Sebbene per Alghero si debba parlare di sistema difensivo ampio e strutturato con bastioni e mura, che a loro volta inglobavano delle torri, non mancano esempi di torri costiere vere e proprie come la Torre Sulis o de l’Esperó Rejal (dello Sperone); la costruzione risale alla seconda metà del XVI secolo ed ha dimensioni imponenti, basti pensare che le mura hanno uno spessore di 6 mt e all’interno vi è ricavata una scala elicoidale che collega i tre piani della torre e la piazza d’armi.
Villanova Monteleone – Torre Badde Jana (1639, torrezillas)
Torre Badde Jana è la torre costiera a quota più elevata della Sardegna, posizionata a 353 mt su un terrazzamento sulle spettacolari rupi costiere degli altopiani di Villanova Monteleone; il sito è superlativamente panoramico fra Capo Marrargiu a sud e Capo Caccia a nord e sebbene l’accesso non fosse agevole si decise di costruirvi la torre di solo avvistamento e comunicazione, potendo contare sulla connessione visiva diretta con le torri di Alghero e Porto Conte verso nord.
Bosa – Torre Argentina (1578, senzillas)
Torre Argentina si trova circa 4 km a nord di Bosa, in località Tentizzos, costruita sulla sommità di un piccolo promontorio a 33 mt d’altezza; aveva funzione di avvistamento e difesa medio-leggera coadiuvando le torri di Bosa nel controllo dello spazio di mare fra Capo Marrargiu, a nord, e Capo Mannu, a sud, e in contatto visivo con le Torri di Columbargia e Punta Foghe, sempre verso sud. Le rocce che affiorano nel territorio circostante la Torre corrispondono ai flussi piroclastici del Miocene e sono state intensamente erose formando scenografici tafoni che rendono il contesto molto suggestivo.
Tresnuraghes – Torre Ischia Ruja (1591, senzillas)
Torre Ischia Ruja si trova un paio di km a nord di Punta Foghe e della relativa Torre alla quale probabilmente dava supporto nel controllo di questo breve tratto di costa che in alcuni punti si presenta bassa e abbordabile per un eventuale sbarco; nei documenti risulta scarsamente presidiata e probabilmente l’attuale stato di rudere deriva dalla scarsità di interventi per mantenerla funzionale già in passato.
Tresnuraghes – Torre di Punta Foghe (1591, senzillas)
Il Riu Mannu è un’importante corso d’acqua della Planargia, la vasta area basaltica sub-pianeggiante formatasi durante le eruzioni pleistoceniche del Montiferru e che sulla costa forma alte scogliere a picco; il Rio si forma grazie all’apporto di vari rii che nascono dalle pendici nord-occidentali del Montiferru ed il suo profondo e sinuoso canyon inciso nei basalti ricalca il confine meridionale fra i territori di Tresnuraghes e Cuglieri, fino a sboccare in mare presso Punta Foghe; non essendo ancora riuscito a erodere le ultime tenaci rocce vulcaniche degli scogli di Punta Foghe, non si immette direttamente in mare ma deve effettuare una brusca curva verso sud formando una sorta di spiaggia ciottolosa semi-sommersa dove si incontrano le acque dolci e salate.
Questo luogo naturalisticamente e paesaggisticamente assai suggestivo era in passato un punto cruciale lungo la costa dove si poteva reperire acqua dolce ma probabilmente, nel caso di attacchi pirateschi, anche strategico in quanto si poteva risalire il canyon (anche se quasi certamente non con le barche) e penetrare meno vistosamente nel territorio per qualche incursione.
La costruzione della Torre di Punta Foghe, oltre che per dare continuità alla sorveglianza del tratto di costa a sud di Bosa coadiuvato dalle torri di Capo Nieddu (a nord) , Ischia Ruja e Columbargia (a sud), doveva quindi presidiare attivamente il sito e difenderlo da eventuali sbarchi della pirateria.
La Torre è costruita in rocce vulcaniche reperite localmente, ha diametro alla base di 8,6 mt con un’altezza della piazza d’armi pari a 9,6 mt; l’unica apertura è il boccaporto di accesso posto a 4 mt d’altezza dal suolo mentre una scala ricavata internamente nel muro conduce al terrazzo.
Cuglieri – Torre di Santa Caterina di Pittinuri (1578, senzillas)
La bella Torre di Pittinuri è adagiata a 29 mt d’altezza su una delle splendide scogliere calcaree bianche, costituite dai depositi litoranei miocenici, che si estendono nel mare come lingue e caratterizzano il tratto di costa fra Santa Caterina di Pittinuri, S’Archittu e Torre del Pozzo. La costa, dopo il tratto alto della Planargia, si presenta più bassa, con svariate calette e approdi fino alla lunga spiaggia di Is Arenas e la successiva Penisola del Sinis, ed è stata lungamente bersaglio delle scorribande saracene.
La Torre, realizzata in blocchi sia calcarei che vulcanici entrambe reperibili localmente, si presenta in buone condizioni, almeno esternamente; è in contatto visivo diretto con la Torre di Capo Nieddu, a sud, e la Torre di Su Puttu (del Pozzo) poco a nord.
Cabras, Capo San Marco – torri di San Giovanni di Sinis (1591, de armas/senzillas) e San Marco, o Vecchia (1577, senzillas)
Capo San Marco è il promontorio meridionale del Sinis che chiude a nord il Golfo di Oristano; sito di enorme valore archeologico per via delle rovine nuragico-fenicie di Tharros è anche sede delle due torri aragonesi di San Giovanni di Sinis e di San Marco. La Torre di San Giovanni, restaurato a fine anni ’80 e in ottime condizioni, ha una forma particolare a due cilindri concentrici sovrapposti, di cui il maggiore alla base di 14 mt di diametro, per un’altezza alla piazza d’armi di 15 mt; l’ingresso, raggiungibile tramite una scala esterna di successiva costruzione, è posto ad 8 mt dal suolo mentre le costruzioni sulla sommità risalgono a metà del 1800 quando la Torre venne utilizzata per la lotta al contrabbando; il posizionamento sull’altura a metà del Capo ad un’altezza di 50 mt le dava un’ottima posizione di controllo e contrasto sia verso l’esterno del Golfo di Oristano che verso l’interno, per questo era armata con 2/3 cannoni e diverse spingarde. La Torre di San Marco, o Torre Vecchia, è situata a 12 mt d’altezza nella costa verso l’interno del Golfo e purtroppo riversa in condizioni di rudere, ha un diametro alla base di 7,55 mt per un’altezza complessiva di 8,7 mt.
Terralba – Torre di Marceddì (1577, senzillas, basalto)
La Torre di Marceddi, recentemente restaurata e in buone condizioni strutturali, è situata nell’estremità meridionale del Golfo di Oristano, all’imbocco dell’area salmastra-palustre degli stagni di Marceddì e San Giovanni; con piazza d’armi ad un’altezza di 9,4 mt per una base di circa 8 mt, era progettata per una difesa medio-leggera e armata con due cannoni e spingarde.
Arbus – Torre di Flumentorgiu o Torre dei Corsari (1577, senzillas)
L’inizio della Costa Verde, subito a sud di Capo Frasca, offre uno dei luoghi più suggestivi della costa occidentale: il grande sistema dunale di Pistis/Torre dei Corsari, con dune alte oltre 80 mt.
Torre di Flumentorgiu (o dei Corsari) è posizionata sul piccolo promontorio che chiude l’ampia spiaggia a sud, ad un’altezza di 61 mt dalla quale domina il tratto di costa fra Capo Frasca, a nord, e Capo Pecora, a sud; stranamente nei 35 km di costa fra la Torre di Flumentorgiu e la Torre di Cala Domestica (a sud) non vi sono state impiantate altre torri, nonostante la presenza di siti di rilievo come le miniere e la disponibilità d’acqua nei pressi della costa, e solo nell’area di Capo Pecora era stanziale una guardia morta per rilanciare il segnale fra le due torri che non sono in comunicazione visiva fra loro.
Arbus – Capo Pecora (guardia morta – atalayas)
Capo Pecora è un basso promontorio semipianeggiante che si proietta nel mare per 3/400 mt e alle spalle del quale si trova un piccolo gruppo montuoso dall’altezza massima poco inferiore ai 500 mt; questa orografia, unita al fatto che la direzione della costa passa da NE-SW a N-S, fa si che non vi sia possibilità di unire visivamente i tratti a nord e a sud del promontorio. Sembrerebbe un posto dalle giuste caratteristiche ove insediare una torre della quale però non v’è traccia oltre che fisicamente, anche nella documentazione dell’epoca che segnala solo una guardia morta o atalayas; questo fatto si rispecchia infatti nei toponimi della ristretta area: Punta Guardia de Is Turcus (SE di Capo Pecora), località La Vedetta (NE di Capo Pecora), Punta de Su Guardianu (a E di Capo Pecora, è l’affascinante altura di 477 mt che si affaccia sul Golfo di Buggerru) sono le postazioni nel tempo utilizzate per il controllo dello spazio marino antistante così da poter avvisare per tempo gli abitanti di Fluminimaggiore che inizialmente abitavano la valle del Riu Mannu retrostante il litorale.
Buggerru – Torre di Cala Domestica (anno 1786, senzillas, arenaria)
Cala Domestica, all’estremità meridionale del territorio di Buggerru, è uno spettacolare fiordo stretto fra alte scogliere e falesie che termina con un ampio e profondo arenile.
La Torre di Cala Domestica era stata edificata, oltre che per l’osservazione e la comunicazione, per difendere quest’ottimo approdo che risulta lo sbocco a mare di una sinuosa valle che conduce nel cuore dell’entroterra minerario di Buggerru-Iglesias; posizionata ad un’altezza di 39 mt sulla sommità pianeggiante del promontorio sud è alta 11 mt per un diametro alla base di 12 mt ed è stata costruita in blocchi di metacalcari (rocce antichissime risalenti al Cambriano inferiore); il boccaporto, situato a 6 mt dal suolo, conduce a una camera a volta di 7 metri di diametro con feritoie e scala per l’accesso alla piazza d’armi.
Nei documenti di fine 1500 si menziona la volontà di costruzione di un presidio in loco ma non è chiaro che tipo di struttura fosse eventualmente già qui insediata, mentre risultano certi i lavori di restauro e completamento dell’attuale struttura da parte della Reale Amministrazione delle Torri nel 1786.
La visuale spazia su un tratto di costa smisurato (oltre 40 km) da Capo Pecora a nord fino alla Torre di Porto Paglia e l’isola di Carloforte a sud ed è stata utilizzata come punto d’osservazione militare ancora durante la II GM.
Teulada – Torre del Budello (1601, senzillas)
La Torre del Budello era posta in difesa del vicino approdo costituito dalla profonda insenatura e stagno costiero di Teulada, sito rilevante per gli scambi commerciali fra l’entroterra e la costa sud occidentale e per questo è sempre stata in servizio fino alla dismissione nel 1867 potendo contare su una guarnigione di un Alcaide, un artigliere e 3/4 soldati; è stata costruita a 19 mt d’altezza sulla scogliera granitica ed è in buone condizioni, ha un diametro di 10,2 mt per un’altezza della piazza d’armi di 11,8 mt. E’ in contatto visivo diretto con le torri di Pixinnì e Capo Malfatano verso SE e la Torre di Porto Scudo a SO.
Domus de Maria – Torre Pixinnì (1639, senzillas)
E’ adagiata sulla sommità pianeggiante di una bassa scogliera, a una decina di metri di altezza, e si trova in buono stato di conservazione; è inserita nel sistema di avvistamento e difesa del golfo di Teulada insieme alla Torre di Porto Scudo sul lato opposto, alla Torre del Budello a nord e alla Torre di Capo Malfatano a sud; inoltre fin dall’origine il suo compito era anche quello di sorvegliare il vicino approdo dell’omonima vicina spiaggia con il retrostante stagno che fungeva da riserva ittica.
Teulada – Torre di Capo Malfatano (1639, senzillas)
Capo Malfatano è un bellissimo grande promontorio che protegge da ovest una profonda insenatura che da tempi antichissimi è stato un porto sicuro e uno scalo commerciale importante (porto punico di Melqart); da qui la necessità di erigere una torre che potesse non solo vigilare un ampio tratto di mare, tra l’altro nella direzione delle vicine coste nord africane dalle quali partivano le scorribande barbaresche, ma anche difendere l’importante approdo; i documenti storici narrano che nel 1764 la Torre fu attaccata da 400 barbareschi ma che l’alcaide Giovanni Battista Pinna riuscì a resistere ferendo decine di assalitori e procurando la ritirata dei pirati. La Torre si trova a 65 mt d’altezza, ha diametro alla base di 14 mt per un’altezza di 16 mt e risulta in buone condizioni per il fatto di essere stata sempre operativa e anzi ristrutturata e migliorata nel tempo fino alla dismissione nel 1867. E’ in contatto visivo diretto con le torri di Pixinnì, del Budello e di Porto Scudo verso ovest e la Torre del Monte Guardia Manna (in realtà più un atalayas) alle spalle di Capo Spartivento, a est.
Domus de Maria – Torre Chia (1592, de armas, arenaria)
Torre Chia è stata eretta a 45 mt d’altezza sulla sommità del promontorio est della spiaggia di Sa Colonia, nel punto in cui era ubicata l’acropoli del villaggio punico di Bithia; aveva il compito di presidiare il basso litorale sabbioso e sopratutto l’accesso alla foce del Rio di Chia che poteva essere una meta della pirateria per l’approvvigionamento dell’acqua; non è in contatto visivo diretto con altre torri ma sotto la sua giurisdizione erano anche le due atalayas (guardie morte) di Monte Sa Guardia Manna (Capo Spartivento) a ovest e dei Monti Sa Guardia, a est. La Torre, edificata in blocchetti di arenaria provenienti dalle rovine di Bithia, ha un diametro alla base di 10 mt, un’altezza di 13 mt e uno spessore murario di 2,5 mt, misure che solitamente sono caratteristiche della tipologia senzillas ma per il cospicuo armamento di cannoni che aveva da subito caratterizzato la Torre, questa era classificata come de armas. Come molte altre torri, col termine delle scorribande barbaresche essa diventò un presidio anti contrabbando e passò sotto il controllo della Guardia di Finanza fino agli anni ’50 mentre ad inizio degli anni ’90 ne fu terminato il restauro che ci consegna oggi una Torre in ottime condizioni.
Torri di Cagliari e Quartu Sant’Elena
Il Golfo degli Angeli, e in particolare il tratto di costa fra Cagliari e Quartu Sant’Elena, era ovviamente particolarmente sotto osservazione per l’importanza della città ma anche per la smisurata lunghezza del litorale sabbioso che era stato assalito più volte dalla pirateria prima saracena e poi barbaresca.
Furono quindi costruite numerose torri disseminate lungo la costa e a partire da ovest di Capo Sant’Elia in direzione est si trovano: Torre de su Perdusemini (del Prezzemolo), Torre di Calamosca, Torre di Cala Fichera (distrutta), Torre di Sant’Elia, Torre del Poetto, Torre di Mezza Spiaggia, Torre di Carcangiolas, Torre di Foxi, Torre di Sant’Andrea, Torre di Mortorio e Torre di Cala Regina.
La Torre di Carcangiolas (1591, senzillas) era stata eretta direttamente sulla spiaggia del litorale di Quartu in blocchi di calcare e granito; insieme alle altre torri della zona doveva controllare lo spazio di mare del Golfo degli Angeli in quanto sia i saraceni che i barbareschi erano sbarcati molte volte lungo lo smisurato litorale sabbioso; nel tempo il restringimento dell’arenile ha fatto in modo che la Torre, dalla terra ferma, si trovasse qualche metro in mare, maggiormente soggetta alla violenza delle mareggiate fino a quella del 23 dicembre 1979 che infierì talmente tanto da abbattere la Torre, che si riversò su un fianco; gli ultimi decenni di erosione ne hanno smantellato la maggior parte della struttura ed oggi rimane soltanto la porzione centrale con le ampie feritoie orizzontali.
Tertenia – Torre San Giovanni di Sarrala (1639, de armas, granito)
Il territorio di Tertenia è il lembo più meridionale dell’Ogliastra con una splendida costa dove si alternano scogliere, calette e due lunghe spiagge sabbiose; poco a nord della spiaggia di Sarrala, posizionata a 20 mt d’altezza sulla sommità di un’altura costiera, è stata eretta la magnifica Torre San Giovanni di Sarrala.
La Torre aveva il compito di sorvegliare un tratto di mare di oltre 20 km fra l’Isolotto di Quirra, a sud, e Capo Sferracavallo, a nord, più volte meta di sbarchi da parte dei pirati; un tratto di costa decisamente ampio e sprovvisto di altre torri, anche se certamente erano previste guardie morte per passare e ricevere le comunicazioni travalicando i gruppi montuosi che cingono l’area, quindi la Torre doveva essere in grado di assolvere in autonomia al presidio e la difesa sopratutto dei numerosi approdi circostanti.
La Torre, più volte restaurata e in buone condizioni, ha sezione tronco-conica, diametro alla base di 12,3 mt per un’altezza alla piazza d’armi di 11 mt ed è una delle pochissime torri a due livelli interni; la piazza d’armi conserva integralmente il parapetto con le aperture per i cannoni, che erano 4 di grosso calibro, mentre l’area verso terra ospita la mezzaluna in muratura per il ricovero delle munizioni e degli uomini di guardia; la guarnigione per la gestione della difesa pesante era composta dall’alcaide, un artigliere e 3/4 soldati.
Alberto della Marmora, nel primo volume di “Itinerario dell’Isola di Sardegna”, narra di un eroico fatto accaduto il 27 luglio 1812 proprio alla Torre San Giovanni di Sarrala (o Saralà come da lui indicato); l’alcaide Sebastiano Melis, a guardia della Torre insieme al figlio e a due altri uomini, riuscì strenuamente e coraggiosamente a tenere testa a un folto gruppo di pirati tunisini sbarcati nella zona, che attaccavano sia da mare che da terra; per più di dieci ore e nonostante l’uccisione del figlio del Melis ed il ferimento di se stesso e degli altri uomini, egli riuscì a resistere, procurando 17 tra morti e feriti fra gli invasori, fino a quando sopraggiunsero rinforzi dai paesani di Tertenia che costrinsero definitivamente i pirati ad una frettolosa e disordinata ritirata.
La Torre, definitivamente abbandonata dal 1851, è stata oggetto di modifiche per renderla un presidio costiero durante la II GM; venne aperto l’attuale accesso poco sopra il piano di calpestio e furono aperte le feritoie a raggiera al piano rialzato e al primo piano mentre attorno sono visibili alcune piazzole per le mitragliatrici Il piano terra rialzato; in seguito è stata più volte restaurata ed oggi si trova in buone condizioni.