
Cala Viola, bellissima insenatura a sud di Torre Porticciolo.
Questo itinerario tocca alcune perle del suggestivo tratto di costa compreso fra Capo Caccia e Capo Mannu.
Siamo nella Nurra, la sub-regione sarda che occupa l’angolo nord occidentale dell’isola e che arriva al mare con possenti scogliere intervallate da tratti più bassi con miriadi di calette, qualche spiaggia ed una presenza umana (eventuali turisti esclusi) quasi inesistente.
Per comodità descrittiva partiamo da nord, da Capo Mannu. E arrivando da nord percorrendo la provinciale SP57 arriviamo in località La Pedraia, piccolo agglomerato di case nei pressi di Palmadula; a nord del paesino si imbocca Via Bultei che diventa presto una stretta strada che dirige più o meno in direzione della costa, non prendiamo deviazioni fino a imboccare a sinistra la strada vicinale Finagliosu; dopo 750 metri, all’altezza dell’agriturismo Finagliosu, la stradina diventa sterrata, a tratti abbastanza rovinata ma fattibile, la percorriamo attraversando bellissime colline che in breve ci fanno intravedere la costa e dopo circa un chilometro e mezzo terminiamo a un piccolo spiazzo.

Lo sterratino che porta a Capo Mannu attraversa un bellissimo paesaggio collinare.
Da qui un breve sentierino ci porta giusto sul ciglio di Capo Mannu, un belvedere meraviglioso, punto fra i più suggestivi del tratto di costa fra Stintino e Alghero in cui la vista spazia sulla costa a nord, fino a Punta Scoglietti di Stintino, e a sud con Capo dell’Argentiera. Dal belvedere sulla sommità del Capo fino all’imponente rampa di scogli sottostanti c’è un salto di più di cento metri!

Capo Mannu ha un’altezza superiore ai 150 metri sul mare, qui uno scorcio del salto fino alla maestosa scogliera sottostante.

Vista del tratto di costa a sud verso Capo dell’Argentiera.

La costa verso nord prosegue con scogliere e piccole cale, sullo sfondo è visibile l’Asinara.
Tornando sulla SP57 e svoltando a destra verso sud, in breve giungiamo a Palmadula, piccola frazione del Comune di Sassari da cui dista circa 40 chilometri. Da centro paese si imbocca la ben segnalata strada per Argentiera e dopo qualche centinaio di metri siamo già in vista del mare, da posizione sopraelevata.

L’insenatura di Porto Palmas.
In due tornanti la strada scende fino a lambire la costa in località Porto Palmas, piccola insenatura a nord dello sperone di Capo dell’Argentiera. Vale la pena di fare una piccola deviazione imboccando la stradina sulla dx, poco prima di raggiungere il mare, seguendo l’indicazione “Sentiero costiero Nurra“; questo percorre un tratto di costa fino alla Spiaggia della Frana regalando numerosi punti panoramici sull’alta costa rocciosa di Capo Negru e Capo Mannu.

L’insenatura di Porto Palmas. Sul versante opposto è visibile il piccolo cimitero dell’Argentiera.
L’area retrostante la bella spiaggia di sabbia di Porto Palmas è adibita a campeggio che gode di una posizione davvero molto bella, inserita in un contesto naturalistico quasi per niente antropizzato, a pochi metri dal mare; da notare, sul versante sud dell’insenatura, il piccolo cimitero dell’Argentiera.

Capo Mannu, aspro ed alto promontorio.
Proseguendo sulla strada principale, in pochi minuti si sale e ridiscende, aggirando Punta Calaunanu e siamo all’Argentiera, gli edifici minerari e di servizio ripristinati ad uso turistico, la spiaggia e quindi l’affascinante struttura della laveria, a ridosso del mare e quasi interamente costruita in legno e nella quale veniva selezionato il materiale “pregiato” da inviarsi con le barche fino a Porto Conte.

La struttura in legno della laveria.
Il sito minerario dell’Argentiera, sebbene noto e sfruttato da secoli, ha avuto il suo più importante ciclo estrattivo a partire dal 1840 fino alla sua definitiva chiusura nel 1963, quando la ricchezza di piombo argentifero e zinco non venne ritenuta più redditizia (per approfondire suggerisco di visitare questa pagina). E’ in atto una fase di ristrutturazione e valorizzazione del sito, in quanto inserito nel Parco Geo Minerario della Sardegna, che rende l’Argentiera non solo un luogo per appassionati di archeologia industriale e mineraria ma anche località rediviva per il turismo che ricerca angoli di natura ancora molto suggestiva e ricca di storia. Ecco qualche scorcio.

La caratteristica piscinetta sugli scoglie che dividono le due spiagge.

Edifici della laveria e la spiaggia sud.

Argentiera, la spiaggia nord.
Prossima tappa Porto Ferro, più a sud. Occorrerà ritornare sui nostri passi fino a Palmadula e poi imboccare, a dx, la SP69 in direzione Alghero/Baratz.

Nurra marittima dalla SP69: Punta Cristallo, sullo sfondo, e l’estesa pineta a ridosso di Porto Ferro.
Attraversiamo i paesaggi collinari tipici della Nurra fino a quando discendiamo stabilmente nella piana dei territori di bonifica a nord di Alghero, zona ricca di agriturismi e poderi votati all’ulivo, alla vite e svariati prodotti agricoli. Su questo lunghissimo rettilineo potremmo subito svoltare a destra per raggiungere il Lago Baratz (unico lago non artificiale della Sardegna) e quindi uno sterrato che giunge alla parte terminale della spiaggia di Porto Ferro ma lasciamo questa tappa ad altra descrizione e svoltiamo a destra poco più avanti; la strada si chiama Via Pattada ed è un rettilineo di quasi tre chilometri che sbuca nel tratto finale della provincialina per Porto Ferro, giriamo a destra e in qualche centinaio di metri siamo al parcheggio alla testa sud della spiaggia.

Porto Ferro, vista da sud; sullo sfondo Monte Forte (a dx) e Punta Canistreddu (a sx).
Che posto affascinante Porto Ferro. Due chilometri di spiaggia giallastra racchiusa tra il mare, le bellissime dune, la pineta, le alte e scoscese montagne di Punta Lu Caparoni (445 mt.) e Punta Belardinu (267 mt.).

La baia di Porto Ferro vista dal sentiero per Torre Negra.
Il sistema dunale di Porto Ferro, ancora intatto per l’inesistente antropizzazione e per un progetto di tutela delle stesse dune, è l’unico di questa parte di Sardegna. E’ un posto davvero selvaggio, con un carattere forte, questo ricordo la prima volta che sono venuto qui.

Punta Lu Capparoni e Punta Belardinu chiudono l’insenatura a nord.

Porto Ferro da nord, sullo sfondo da sx il Monte Doglia e sulla dx il Monte Timidone e l’inconfondibile sagoma di Punta Cristallo.

Torre Negra, sulla collina, e Torre Bianca.
L’importanza storica della baia di Porto Ferro è testimoniata dalla presenza di ben tre torri spagnole: Torre Bantine Sale a sud, Torre Negra e Torre Bianca a nord (risalenti tutte alla fine del XVI secolo); sono inoltre presenti alcune costruzioni fortificate risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. A livello escursionistico Porto Ferro è una tappa di percorsi sia a piedi che in MTB fino all’Argentiera, per Punta Lu Caparoni e verso Capo Caccia.
Ultima meta di questo itinerario nella Nurra marittima è Torre del Porticciolo, quasi immediatamente raggiungibile seguendo la provincialina da Porto Ferro (vedi la mappa).

Il golfetto e la torre.
Il nome della località sembra descrivere tutto. La torre del XVI secolo, adagiata sull’altura scogliosa di un piccolo promontorio ad un’altezza di 40 metri, stava a guardia del porticciolo naturale (portichiol) che grazie all’orientamento e alla conformazione a ferro di cavallo risulta riparato dai venti di maestrale ed è utilizzato tuttora dalle barche di pescatori e turisti per una rada sicura.
Se non per farsi un bagno, si potrebbe anche essere appagati e rimirare il quadretto da qui, tanto è bello il sovrapporsi di terra, mare, terra con torre, mare e ancora terra, in lontananza il Capo dell’Argentiera e Punta Lu Caparoni. Il bagno è appagante e anche una piccola escursione alla torre e alla vista al di là dell’istmo che seppur poco alto, cela sicuramente una bellissima vista sul golfo di Porto Ferro.

Bellissimo tronco slavato dal mare.
La spiaggia, di sabbia chiara, lunga più o meno duecento metri, è il piano di un anfiteatro naturale poichè risulta racchiusa a ferro di cavallo da tutti i lati eccetto il mare; si sale rapidamente a cavallo del promontorio, parzialmente eroso e scavato dall’acqua, che divide la terraferma dalla punta dove sorge la torre che raggiungiamo col brevissimo sentierino tra la macchia.
Le parole non servono, ecco la vista.

Vista verso sud, dall’interno all’esterno Capo Gallo, Cala Viola, Punta Ghiscera Mala (monte), Puntetta della Ghiscera e la falesia di Punta del Leone e Punta Cristallo.
Mi sembra doveroso menzionare come nel 2011, fra Torre del Porticciolo e Cala Viola, siano stati rinvenuti i resti scheletrici di un grosso rettile appartenente alla famiglia dei caseidi, da cui discendono i mammiferi, vissuto circa 270 milioni di anni fa; ritrovamenti simili avvenuti negli Stati Uniti dimostrano come un tempo ci fosse continuità terrestre tra il Nord America ed il continente europeo (maggiori informazioni su questa pagina di nationalgeographic.it).