Itinerario della durata di due giorni che si sviluppa in due aree molto diverse fra loro: il Gennargentu meridionale e i Tacchi.
Poichè estremamente diversi dal punto di vista geologico, questi territori lo sono anche dal punto di vista paesaggistico e naturalistico; generalmente divisi da un importante confine naturale come la gola del Flumendosa, essi spesso si compenetrano e arricchiscono reciprocamente negli ampi e magici scenari ogliastrini e barbaricini.
L’itinerario è modulabile e arricchibile a dismisura, tante sono le bellezze del vasto territorio considerato.
Per comodità descrittiva l’itinerario parte in territorio di Arzana, al km 174.2 della SS389 dove si imbocca il ponticello sul Rio Sicaderba (percorribile nonostante non lo sembri molto) e si prosegue per 1.300 mt fino al bivio che prendiamo a destra per costeggiare la sponda sud occidentale del Lago Bau Muggeris, del quale abbiamo bellissime vedute in vari punti; da qui in avanti occorrerà prestare molta attenzione per la presenza di animali allo stato brado, sopratutto mucche, che spesso invadono la carreggiata.
Dopo 8,4 km si giunge ad un importante bivio, segnalato da un grosso macigno di granito con indicazione Gennargentu, dove a destra si imbocca l’unica strada che permette l’accesso al Gennargentu arzanese e a molte rinomate località come la Gola Pirincanes, le cascate sul Riu ‘e Forru, il Nuraghe Ruinas e ovviamente Punta Lamarmora.
Flumendosa e Riu Calaresu (Arzana)
Dopo 4 km esatti siamo in prossimità del punto in cui il Flumendosa riceve le acque del Riu Calaresu (quota 664 mt), meno di 10 km a valle della Diga Bau Muggeris, in un tratto scavato entro un enorme filone granitico che affiora nel versante sud orientale del Gennargentu; è un posto molto suggestivo dove le strette alture boscose circondano grandi piscine di acqua cristallina contornate da banchi di sabbia mista a ciottoli di ogni dimensione, grandi rocce levigate emergono come micro isolette, nelle pozze più profonde nuotano gruppi di piccoli pesciolini, probabilmente trote comuni (più avanti, nel tratto del Flumendosa seùese, si sta cercando di reintrodurre la specie sarda); il paesaggio idilliaco, e la possibilità di scendere al greto, dipende ovviamente dalla portata del Fiume e quindi dalla forza della corrente che, come dimostrano alcuni grossi massi sparsi un po’ ovunque ma sopratutto i ruderi del vecchio ponte, può essere estremamente impetuosa.
Proprio in questo punto passa il Sentiero Sardegna (parte del Sentiero Italia) che discende da Punta La Marmora per proseguire verso Perda Liana; inoltre, a seconda della stagione e tenendo a mente l’eventuale rischio pioggia che potrebbe improvvisamente aumentare il livello dell’acqua, da qui è possibile risalire il Riu Calaresu per 1,5 km fino allo sbocco della stretta gola del Riu ‘e Forru (ai piedi delle bellissime cascate) e poco più avanti raggiungere la stretta e sinuosa Gola Pirincanes.
Strada Foresta Girgini (tratto di Arzana)
Attraversato il ponte sul Riu Calaresu c’è subito un bivio (con indicazioni turistiche): a destra si potrebbe proseguire per la parte alta delle cascate di Riu ‘e Forru e quindi (via sentiero) per Janna Tedderieddu e Punta Lamarmora; noi invece prendiamo in salita a sinistra la strada nota come Strada Foresta Girgini, l’importantissima via che, nonostante in alcuni punti non sia sempre agevolmente transitabile se non dai fuoristrada, da qui costeggia tutto il Gennargentu meridionale fino a portarsi alle falde occidentali presso Arcu Guddetorgiu (Desulo); noi ne percorreremo il primo pezzo (asfaltato/cementato) fino al Nuraghe Ruinas, per un totale di 9,7km. Il primo tratto di strada sale lentamente il versante coperto da fitti boschi mentre sulla sinistra cominciamo a vedere ergersi, oltre la gola del Flumendosa, il bastione calcareo-dolomitico dell’imponente Tònneri.
Una serie di tornanti ci porta rapidamente oltre quota 1.100 mt, il bosco sparisce lasciando posto ad un territorio stepposo, arido e roccioso, degradato dalla pressione antropica dell’intenso pascolo e delle relative (scriteriate) pratiche incendiarie del passato per favorire la rinascita dei germogli, un’ambiente che purtroppo caratterizza vastissime aree del Gennargentu; se non altro fino al Nuraghe Ruinas la strada si sviluppa lungo la cima semi-pianeggiante di una lunga serra (Bruncu Trunconi e Mesu ‘e Serra) permettendoci di godere di ampissime viste tanto sul Gennargentu quanto sulla gola del Flumendosa e, oltre, i territori dei Tacchi di Gairo e Seulo.
Nuraghe Ruinas (Arzana)
Dopo poco meno di 4 km siamo al bivio con una sterrata che sale sulla destra e in 500 mt giunge ai piedi del Villaggio nuragico di Ruinas, il secondo più alto della Sardegna a quota 1.205 mt.
Solo il Nuraghe è in effetti ancora in piedi e, nonostante alcuni crolli una parte dei quali disostruiti, è in buone condizioni; la stessa cosa non si può dire del villaggio circostante perchè una vista d’insieme denota solo una caotica distesa di conci di granito più o meno ammassati e solo osservando attentamente si nota che i cumuli sono tondeggianti (come la forma in pianta della classica capanna nuragica) e che talvolta rimane qualche labile residuo di filare; l’estensione ed il numero di cumuli denota comunque l’esistenza di un nucleo abitativo piuttosto espanso e quindi di una certa importanza, d’altronde all’epoca il territorio montano doveva essere molto meno, o per nulla, degradato rispetto ad oggi in termini di copertura boscosa.
Il Nuraghe Ruinas è stato eretto su un dorso granitico con parziale funzione strutturale; è una bellissima costruzione composita nella quale il mastio (torre centrale) con copertura a tholos è circondato da un ampio bastione trilobato; l’accesso alla struttura avviene nel lato est dove è posizionato un piccolo ingresso con architrave monolitica che apre su un cortiletto da cui si accede sia alla camera di uno dei lobi che all’interno della camera della torre centrale, che risulta in ottime condizioni e conserva intatta una magnifica copertura a tholos; dall’ingresso guardando verso l’esterno, rivolto come di consuetudine verso i quadranti E-SE, vi si vede iscritta Perda Liana (vedi foto accanto) che sappiamo essere da tempi remoti oltre che un punto di riferimento notevole, anche luogo e icona spirituale e sono portato a credere che la cosa non sia casuale.
Inutile sottolineare la posizione spettacolare del sito, che domina dagli oltre 1.200 metri d’altezza un vastissimo territorio oltre la gola del Flumendosa e incluso fra Perda Liana a sud-est, il territorio di Seùlo (Monte Tònneri, Nuraghe Ardasai, Monte Perdedu) a sud fino a Monte Funtana Cungiada (Aritzo) a ovest; altrettanto maestose sono le viste del Gennargentu, delle profonde valli che ancora conservano l’originaria vegetazione riparia e che dalle quote più elevate scendono sinuose verso il Flumendosa; a nord del sito vi è una carrareccia che risale la valle Su Accu fino all’ultimo ovile e quindi diventa un sentiero che raggiunge prima Arcu sa Turzi (1.584 mt) e quindi prosegue per P.ta Florisa e Punta Lamarmora.
Terminata la visita a Ruinas si ritorna tramite la medesima strada fino al primo bivio, quello del roccione con la scritta Gennargentu, e si svolta a destra proseguendo in direzione Perda Liana e Nuraghe Ardasai. Se abbiamo ancora almeno 4 ore di luce si può considerare un imperdibile, facile trekking ad anello attorno al meraviglioso tacco Perda Liana (2/3 h in totale, qui un articolo che parla dell’escursione), quindi proseguire per Nuraghe Ardasai e finire l’itinerario del primo giorno nella zona di Seui/Seulo.
Nuraghe Ardasai
La strada prosegue costeggiando per 12 km il versante boscoso del Monte Tònneri, sovrastati dalle sue imponenti pareti calcaree verticali, mentre a destra si aprono suggestivi panorami del Gennargentu.
Il Nuraghe Ardasai si trova nella parte settentrionale del territorio di Seùi, poco a sud della gola del Flumendosa in un’area dalla morfologia molto articolata, un territorio di transizione fra i terreni paleozoici del Gennargentu e l’area dei tacchi calcareo-dolomitici dell’Ogliastra.
E’ adagiato a 1.015 mt. d’altezza sulla prominenza di una “lingua” calcarea che dai piedi di Serra Casteddu, all’estremità nord occidentale del Monte Tònneri, si proietta verso la gola del Flumendosa, che scorre oltre 400 mt a valle.
Nonostante l’aspra morfologia ed un clima che d’inverno può essere molto rigido, quest’area è stata molto frequentata dalla preistoria fino alla dominazione romana; gli scavi effettuati a partire dal 1999 hanno permesso di recuperare, specialmente nei due vani, reperti ceramici ed ossei (cacciagione) riferibili al bronzo finale.
Il Nuraghe, costruito in blocchi calcarei ben sbozzati, ha una pianta vagamente bilobata ed è incentrato sulla torre centrale (mastio) che attualmente ha un’altezza massima di 6,5 mt nella parte est mentre un crollo nella parte ovest porta ad un’altezza di un metro circa; un fasciame murario (bastione) circonda il mastio ed include due vani (A e B) posti ad un livello inferiore rispetto alla torre. La facciata anteriore del Nuraghe, rivolta a SE, è provvista di un ingresso che dà su un bellissimo corridoio della lunghezza di poco più di 4 metri, a forma tronco-ogivale e copertura a piattabanda, tramite il quale si accede alla camera interna della torre, un tempo probabilmente soppalcata, delle dimensioni di 2,8 mt per 3 mt e con copertura a tholos ad oggi purtroppo incompleta.
Da Ardasai a Seùlo
Da Ardasai proseguiamo sulla stessa strada per circa un chilometro fino a Genna Medau, dove imbocchiamo a destra la strada che dirige verso Seui lasciando l’area dei Tacchi ogliastrini ed entrando nella Barbagia di Seulo; dopo 5 km siamo a sud ovest di Bruncu Lareri dove prendiamo a destra una strada forestale sterrata abbastanza ampia ed in buone condizioni che dopo 1,5 km arriva ad Arcu Lareri (1.095 mt, a sinistra) ai piedi del grande Monte Perdedu e al confine fra i territori di Seùi e Seùlo; a sinistra imbocchiamo un’altra stradina forestale, questa asfaltata, che scende attraversando un bel bosco fino ad innestarsi con la provinciale SP111, 5 km da Seulo e qualcuno in più da Sadali, potendo così optare per fermarci in zona per la prosecuzione dell’itinerario il giorno successivo.
Su Stampu de Su Turrunu (Seùlo – Sadali)
Al km 6 della SP111 imbocchiamo la deviazione (segnalata) per Su Stampu de Su Turrunu, Grotte Is Janas e Piscina ‘e Licona; proseguiamo sulla stradina asfaltata per circa 800 metri fino alla biglietteria per le Grotte Is Janas (località Ingurtibani) dove parcheggiamo per proseguire a piedi su uno sterrato in discesa che si inoltra nella Foresta di Addoli.
La rigogliosa Foresta di Addoli si sviluppa fra Taccu ‘e Ticci (Seulo) e il Tacco di Sadali, ammantando una serie di tacchi minori che convergono verso lo spettacolare Monumento naturale Su Stampu de Su Turrunu, al confine fra i territori di Seulo e Sadali; il sentiero è di semplice percorrenza, lunghezza totale a/r circa 3,5 km, e si sviluppa in un bosco a perdita d’occhio e molto suggestivo, scende dolcemente in direzione SO fino ad innestarsi nella profonda valle del Riu Lareri che percorre in direzione SE fino alla quota del greto del torrente, poi piega a sinistra risalendo appena fino ai piedi dello spettacolare Monumento naturale.
Su Stampu ‘e Su Turrunu è uno stupefacente esempio di opera carsica, impostatasi nella formazione rocciosa calcareo-dolomitica giurassica nota come Formazione di Dorgali, un caso eccezionale di inghiottitoio-risorgiva riuniti in pochi metri; infatti il Riu Trassadioni, che nasce dalle propaggini sud orientali del Gennargentu, prosegue in una vallata nella parte superiore del tacco che ci sovrasta ed ha trovato la via migliore per proseguire verso valle essendo captato dall’inghiottitoio carsico, piuttosto che continuare a erodere le rocce calcaree sul suo percorso; così, dopo un salto di qualche metro all’interno dell’inghiottitoio, risorge con una bellissima cascata formando uno splendido laghetto parzialmente coperto da una particolare grotta bassa e squadrata; lasciato il laghetto il suo corso prosegue ricevendo subito da destra il Riu Lareri e quindi nel profondo canyon che in 6/7 km si immette nel Flumendosa.
Il sito di Su Stampu, addirittura a prescindere dalla cascata, è davvero notevole per la bellezza delle alte pareti verticali del tacco, che formano uno stretto anfiteatro con terrazzamenti, e il bosco circonda gli altri lati; come tutta l’area dei tacchi il valore naturalistico di questo sito è eccezionale e da salvaguardare attentamente, in questo senso si pone l’iniziativa di ripopolamento delle acque del Riu Trassadioni con l’autoctona Trota sarda (Salmo cettii) estremamente minacciata da specie aliene.
Tornati al parcheggio si può optare per una visita al bellissimo paese di Sadali, sito nel margine centro orientale del grande e omonimo Tacco.
Sadali
Sadali ha un incantevole e molto ben tenuto centro storico, tanto che dal 2017 è entrato a far parte dei Borghi più belli d’Italia, ed è conosciuto come il paese dell’acqua perchè il suo territorio è ricco di sorgenti che alimentano fontane e graziosi canali; infatti sebbene la parte nuova del paese sia costruita sul Tacco (che essendo un territorio carsico è solitamente povero di acqua superficiale che viene captata da fratture e inghiottitoi) il primo insediamento, il centro storico, è alle pendici del tacco, in una vallata in cui le rocce calcareo-dolomitiche incontrano il substrato paleozoico (meno permeabile) favorendo il concentrarsi di risorgenti che sono captate in fontane e piccoli canali. L’attrazione più spettacolare, probabilmente unica nel suo genere poichè al centro del borgo vecchio, è la meravigliosa Cascata di San Valentino, alta 5 mt, formata dalle acque che fuoriescono dalla vicina sorgente Funtana Manna e utilizzate anche da un bellissimo mulino costruito accanto alla cascata.
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