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Capo dell’Argentiera

Nurra, Sardegna nord-occidentale. L’Argentiera è un piccolo borgo sulla costa, celebre fin dall’epoca dei Romani per l’attività mineraria e in particolare per l’estrazione di galena argentifera; il punto di massima floridità degli scavi si situa fra il 1867 e il 1963 e durante quasi un secolo sono stati interamente sfruttati i filoni più redditizi della zona.
L’itinerario presentato non è però focalizzato sull’archeologia mineraria, bensì sull’altro grande pregio di quest’area, quello paesaggistico e naturalistico; ulteriore elemento di grande interesse, per gli appassionati di geologia come me, è il ritrovarsi sovente quasi in un museo a cielo aperto ad ammirare antichissime formazioni geologiche, piegate e deformate in modo spettacolare durante il lungo ciclo orogenico ercinico, nel tardo Paleozoico.

L’anello

Il tracciato può essere così suddiviso:
Parte 1) salita da Miniera Calabronis a Punta Argentiera (punto più alto del percorso, 220 mt. slm)
Parte 2) discesa da P.ta Argentiera verso la costa, in direzione di Capo dell’Argentiera, fino alla Caletta dell’Argentiera
Parte 3) chiusura dell’anello tramite lo sterrato che bordeggia le alture a sud est del borgo, non prima di un paio di brevi deviazioni (opzionali) come vedremo in seguito.
Punto di partenza/ritorno: Miniera Calabronis (in fondo al borgo dell’Argentiera)
Lunghezza: 5,5 km
Dislivello complessivo (incluse le due deviazioni opzionali): +310 mt.
Segnaletica: assente, presenti ometti nella parte 2
Difficoltà: T (Turistico) nel tratto 1 e 3 – E (Escursionisti) nel tratto 2.
Si vedano anche eventuali osservazioni date in seguito per punti specifici.
L’anello è ovviamente percorribile anche in senso inverso, ma trovo più congeniale questo verso in quanto la salita a P.ta Argentiera è più blanda e la discesa dalla stessa avviene con lo sguardo rivolto sempre verso la costa, il modo migliore per ammirare in special modo Capo dell’Argentiera ma anche tutta la costa settentrionale della Nurra.
Fare riferimento alla mappa qui sotto, mentre qui potete scaricare la traccia GPS (link a Wikiloc).


Parte 1 (T) – Dal parcheggio presso Miniera Calabronis a Punta Argentiera

Parcheggiato presso Miniera Calabronis varchiamo l’ampio cancello aperto (foto a sinistra) e percorriamo lo sterrato in salita fra i cumuli di sterili della lavorazione mineraria per poche decine di metri, fino a che ci si immette in un altro sterrato prendendo a sinistra; proseguendo su quest’ultimo potremmo giungere direttamente a Punta Argentiera ma preferiamo un’opzione più interessante imboccando uno sterrato minore che vediamo subito a sinistra e che rapidamente termina sugli sterili lasciando posto a un sentierino che risale una vallecola fra la bassa vegetazione.

Vista a metà percorrenza della piccola valle che risaliamo.

Risalita la valle ci ricongiungiamo con lo sterrato che avevamo lasciato poco fa e siamo subito in vista del mare, ai piedi di P.ta Argentiera più in alto alla nostra destra e nel punto dove si immette il “Sentiero costiero della Nurra”, proveniente da sud est e da Punta Lu Caparoni/Porto Ferro; da qui godiamo il primo spettacolare panorama sul Golfo di Porto Ferro, un assaggio di quello che si presenterà più in alto.

Arrivo al ciglio delle scogliere sotto Punta Argentiera (foto s sinistra); incontro con il Sentiero costiero della Nurra (foto a destra)

Riprendiamo lo sterrato per P.ta Argentiera e, dopo una prima salita e un’ampia curva verso sinistra, raggiungiamo il rudere di una casermetta della II GM, parzialmente nascosto poco più in basso sulla sinistra; da qui preferiamo proseguire su un sentierino parallelo, visibile sulla sinistra, che bordeggia gli strapiombi (a distanza comunque di sicurezza) e che ci permette una via più interessante fino alla cima, che raggiungiamo velocemente.

Ultimo tratto in salita verso P.ta Argentiera: foto a sinistra, il golfo di Porto Ferro fa da sfondo allo sterrato che stiamo risalendo; foto a destra, esemplare di Euphorbia characias a lato del sentierino che giunge a P.ta Argentiera

Eccoci a Punta Argentiera, punto più elevato del percorso con i suoi 220 mt slm, qui è posizionata una torretta d’avvistamento della II GM, purtroppo in stato di avanzato abbandono; la visuale a 360° spazia verso sud sull’intero golfo di Porto Ferro, la costa del Porticciolo e le falesie dalla caratteristica silhouette a rampa che culminano con Punta Cristallo, la più alta del promontorio di Capo Caccia; alla nostra sinistra ammiriamo le alture dei Rocchi di San Nicola e di Punta Lu Caparoni i cui versanti verdeggianti strapiombano velocemente verso la costa divenendo scogliere dall’aspetto rude e primordiale.

Punta Argentiera: vista dall’interno della torretta d’avvistamento della II GM
Vista da Punta Argentiera dell’ampio golfo di Porto Ferro; a sinistra le cime dei Rocchi di San Nicola e Punta Lu Caparoni; a centro foto sullo sfondo il Monte Doglia; all’estrema destra si nota la grande rampa di Punta Cristallo (Capo Caccia)

Alle nostre spalle, verso nord, il panorama è altrettanto vasto e variegato: avanti a noi le colline e vallate verdeggianti dell’Argentiera risalgono fino alla piana di Palmadula, quindi seguiamo la tormentata costa settentrionale della Nurra fino a Capo Mannu, in evidenza per la particolare forma a scarpone, e sullo sfondo, a seconda della visibilità, Punta degli Scoglietti e Monte di Torre del Falcone (Stintino) e ancora oltre i graniti chiari di Fornelli (Asinara).

P.ta Argentiera: le alture intorno all’Argentiera e la costa settentrionale della Nurra

Parte 2 (E) – Discesa da P.ta Argentiera fino alla Caletta dell’Argentiera

Riprendiamo lo sterrato in discesa per pochi metri fino a una curva a gomito, in corrispondenza della quale un bell’omino di pietre di scisto indica l’imbocco del sentierino che scende verso la costa. Iniziamo la parte più emozionante del percorso e quella dove va messa un po’ di attenzione perchè in circa 800 mt di tragitto andremo a perdere 160/170 mt di quota e alcuni brevi passaggi più acclivi necessitano eventualmente l’uso delle mani per aiutarsi (nulla di pericoloso).

Spesso il sentiero è piuttosto stretto fra la vegetazione e bisogna stare attenti a radici o pietre d’inciampo; per alcuni tratti seguiremo una traccia più o meno labile ma mantenendo una direzione N-NO non si avranno problemi di sorta e anzi talvolta si procede in libera apposta per curiosare o cercare punti più panoramici ritornando velocemente lungo il giusto percorso.

Eccoci quindi in discesa verso la Caletta dell’Argentiera, camminiamo fra la bassa vegetazione mediterranea caratterizzata in particolar modo dal Lentisco al quale si frammezzano Cisto, Rosmarino, Euphorbia characias e Ginepro; questo manto verde lussureggiante, profumato, copre a tappeto il versante verso la costa, contrasta nettamente con il blu del mare che si apre vastissimo davanti a noi e con il bianco di ammassi rocciosi quarzitici che emergono come scaglie o blocchi dalla macchia.

La vista della costa sotto e davanti a noi è molto spettacolare, in modo particolare si apprezza da varie angolature Capo dell’Argentiera, la scenografica scogliera che simile a un dito si protrae fino a diventare il punto più occidentale della Sardegna; poco a nord lungo la costa si fa notare per il suo candore e per la particolare forma trapezoidale un’altra grande scogliera il cui avvicinamento sarà meta della prima deviazione (opzionale) descritta più avanti.

Capo dell’Argentiera
Grandi scogliere a nord del Capo

I campanacci delle capre ci accompagnano nel tragitto, d’altronde è a loro che si devono i labili sentierini, incluso probabilmente quello che calchiamo ora, che si possono individuare a vari livelli fra qui e la costa fino nei punti più impervi. Percorsi circa 800 mt in un tempo poco quantificabile viste le numerose soste per godersi i dintorni, giungiamo ad uno stretto canalone che termina con la Caletta dell’Argentiera

Vediamo chiaramente, pochi metri sotto di noi, il sentiero che passa oltre il canalone ed in breve siamo sul lato opposto; qui termina la seconda parte del tragitto, siamo all’inizio dello sterrato che ci permetterà di chiudere l’anello ma da qui possiamo prendere la prima deviazione opzionale che risalirà in libera l’altura alla nostra sinistra per ammirare le scogliere dall’alto.

Caletta dell’Argentiera, allo sbocco del canalone; sulla destra la selletta dove ha termine la parte 2 dell’itinerario
Vista della fine della parte 2, del sentiero oltre il canalone e di tutto il versante che abbiamo disceso da Punta Argentiera

Deviazione 1 verso punti panoramici sulle scogliere

Risaliamo facilmente in libera l’altura posta alla sinistra dell’arrivo della parte 2, troviamo il percorso più congeniale e nel frattempo ammiriamo ancora Capo dell’Argentiera allungarsi davanti a noi e il versante costiero di Punta Argentiera dal quale siamo scesi, cercando di riconoscere i punti dove siamo passati poco fa.
In breve stiamo costeggiando il bordo superiore della grande scogliera bianca che abbiamo visto durante la discesa, la texture della vecchissima formazione rocciosa sedimentaria composta da fitti strati paralleli è adesso molto evidente; dal punto in cui siamo la scogliera precipita per 70 metri ma abbiamo tutto lo spazio che vogliamo per goderci il panorama in sicurezza, quindi l’eventuale avvicinamento al ciglio è una decisione che prendiamo conoscendo le nostre capacità o vertigini.

Torniamo sui nostri passi, sempre in libera, fino alla fine della parte 2, imbocchiamo lo sterrato per pochi metri e siamo alla seconda deviazione opzionale.

Deviazione 2 verso la caletta museo geologico en plein air

Imboccando lo sterratino di sinistra discendiamo una placida valle che arriva in pochi minuti a una piccola caletta stretta fra fianchi rocciosi incredibilmente modellati, un museo geologico a cielo aperto, suggestivo, ricco di svariati esempi di pieghe, deformazioni e dislocazioni a varie scale.

Le rocce sedimentarie primarie (protoliti) degli affioramenti fra l’Argentiera, Capo Mannu e Stintino si sono originate fra il Cambriano e il Siluriano e sono state intensamente deformate e metamorfosate durante il ciclo ercinico, nel tardo Paleozoico, che ha definitivamente strutturato il basamento sardo-corso ed impresso nelle pre esistenti rocce questo enorme atto trasformativo. Dopo un’adeguata disamina di queste bellissime opere geologiche ritorniamo all’origine della deviazione 2 per procedere con l’ultima parte, la 3, che tornando a Miniera Calabronis chiuderà l’anello.

Parte 3 (T) ritorno a Miniera Calabronis tramite lo sterrato delle colline

Riprendiamo in salita lo sterrato principale ed iniziamo a percorrere le alture dell’Argentiera seguendone il profilo sinuoso; il tragitto di rientro a Miniera Calabronis (meno di 2 km) è meno spettacolare di quello costiero ed è più una passeggiata che ci da modo in tutta tranquillità di godere svariate viste sulla costa settentrionale, il borgo dell’Argentiera e una serie di paesaggi dell’entroterra molto suggestivi dove rocce dalle forme e i colori più vari emergono dall’onnipresente macchia arbustiva che tutto ammanta.
In realtà in un paio punti nella prima metà del tragitto si potrebbe scendere nelle vallate verso la costa per prediligere un itinerario più basso nei pressi delle scogliere e che passi anche all’interno del borgo minerario, cosa che renderebbe più interessante la chiusura dell’anello e che lascio per un prossimo ritorno in quest’area meravigliosa e ricca di fascino.

Capo Mannu
Crabas..
Rocce tafonate
Bellissima composizione di rocce quarzitiche
Il borgo dell’Argentiera




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