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Itinerario nei Monti di Bolotana (Marghine)

Il territorio di Bolotana si sviluppa per buona parte sulle alture del Marghine, a quote fra i 700 e i poco più di 1.000 mt, e come i vicini monti del Goceano anche quest’area è fittamente boscosa e ricca d’acqua, con svariati punti panoramici nelle cime più elevate.
L’itinerario di questo articolo si svolge in un’area limitata che però racchiude alcuni fra i contesti più affascinanti della Sardegna: la cascata di Mularza Noa, i magici boschi di Ortachis e Badde Salighes e i panorami di Punta Palai, proiettati sull’alta Valle del Tirso.

La strada che attraversa località Badde Salighes (Bolotana)

Dalla SP17 che collega la Carlo Felice con Bolotana si devia in direzione di Badde Salighes, un micro borgo fra i boschi che deve la sua notorietà alla Villa Piercy e al suo giardino botanico, lascito dell’ingegnere gallese Benjamin Piercy che alla fine dell’800 soggiornò a lungo in Sardegna perchè incaricato della progettazione e realizzazione della rete ferroviaria sarda.
In questo caso siamo però interessati al lembo di bosco nelle vicinanze di Villa Piercy, noto come l’Agorà dei Tassi ovvero un’area nella quale dimorano molti di questi bellissimi alberi ed in particolare un esemplare è addirittura millenario; grazie ai loro larghi tronchi contorti e ramificati e la particolare disposizione dei rami e della chioma, questi alberi infondono al luogo un’atmosfera decisamente fiabesca evidenziandosi come buffi personaggi che si fanno largo fra i circostanti tronchi longilinei dei noccioli. Sebbene siano noti alcuni esemplari particolarmente vetusti e monumentali come questo di Badde Salighes, nell’Isola il Tasso, che predilige un clima fresco e umido, è molto poco presente e infatti queste piante devono essere considerate come “superstiti” rispetto ad una diffusione ben più ampia un tempo, quando il clima era più favorevole al loro sviluppo.

Badde Salighes, il piccolo bosco noto come Agorà dei Tassi; nella foto a destra l’esemplare millenario

Proseguendo sulla strada oltre Badde Salighes ci si immette nuovamente nella SP17 che lasciamo nuovamente dopo circa 400 mt prendendo a destra in direzione di Punta Palai e proseguendo fino ad imboccare ancora a destra raggiungendo il parcheggio nella radura di Sa Sedda de Sas Aeras; da qui si compie a piedi l’ultimo breve tratto in salita fino a raggiungere la sommità di Punta Palai (1.200 mt) dove è presente una vedetta antincendio nei pressi della quale, ricavata fra grossi blocchi rocciosi, c’è la tomba delfiglio del sopra citato Benjamin Piercy; l’area di Punta Palai è piuttosto ampia e disseminata di suggestivi ammassi di rocce vulcaniche tabulari (flussi piroclastici riolitico-dacitici risalenti al Miocene inferiore, circa 20 Ma) fra le quali vegetano numerosi alberelli di roverella e leccio; dal bordo meridionale è possibile godere un’ampia vista sui monti del Marghine e Goceano e la piana del Tirso, con alle spalle i monti della Barbagia, il Gennargentu e il Supramonte di Oliena e Orgosolo, mentre muovendosi verso la parte settentrionale si spazia sull’Altopiano di Campeda e il Logudoru.

Veduta d’insieme di Punta Palai verso est
Punta Palai, vista verso sud est: la piana del Tirso e alle spalle i monti della Barbagia, il Supramonte e il Gennargentu
Caratteristiche rocce vulcaniche tabulari risalenti al primo Ciclo vulcanico Oligo-miocenico (20 Ma ca)
Punta Palai, vista dal margine settentrionale verso il Logudoro

Ridiscendiamo da Punta Palai tornando al bivio sulla SP17 e proseguendo ora a destra per 300 mt giungendo al pianoro di Ortachis a circa 1.030 mt di quota; si parcheggia nello spiazzo a sinistra della strada e si entra nell’area vera e propria del bosco tramite un cancelletto che va mantenuto chiuso per via del bestiame che pascola brado nell’area racchiusa. Entriamo in un ampio spiazzo bordeggiato dal bosco, ai piedi di un grande roccione sul quale è collocata una statua della Madonna e dove ci sono alcuni ruderi (ben poco apprezzabili) del Nuraghe Ortachis; i filari di base di alcune capanne nuragiche sono anche visibili nello spiazzo dove si può ammirare un bel pinnetto e un vecchio edificio pastorale di epoca storica.

Il pianoro all’ingresso dell’area di Ortachis; si nota il grande ammasso roccioso a centro foto dove vi sono alcuni ruderi dell’omonimo nuraghe ed ora è posizionata una statua della Madonna
Filari della base del Nuraghe Ortachis, situato sopra il grande roccione nello spiazzo d’ingresso
Il bel pinnetto visto dalla sommità del roccione

Prima di dedicarci alla visita del bosco in direzione di Mularza Noa (discendendo verso N-NE), è d’obbligo una breve discesa in direzione ovest che ci porta verso la pittoresca cascata di Ortachis che, sebbene meno nota della cascata di Mularza Noa, crea uno scenario davvero suggestivo con la sua nuda roccia aggentilita dagli alberi circostanti e dalla fitta vegetazione che racchiude il corso d’acqua; l’acqua si raccoglie qui dal versante settentrionale di Punta Palai dando origine al Riu Biralotta, uno degli affluenti più rilevanti del Fiume Coghinas, che scorrendo verso valle dopo un chilometro formerà le cascate di Mularza Noa.

La pittoresca cascata di Ortachis
Il Riu Biralotta nel suo tratto iniziale ai piedi della cascata

Risaliti allo spiazzo iniziale ci dirigiamo in direzione nord-est discendendo in libera un dolce versante ricoperto da un meraviglioso e fitto bosco composto in gran parte da roverelle inframezzate da roccioni vulcanici ricoperti di muschio; dopo poche centinaia di metri incontriamo nuovamente il Riu Biralotta che scorre sinuoso in un tratto pianeggiante decisamente bucolico dove sovente pascolano mandrie di mucche; seguendo il corso del Rio (che in primavera è ampiamente ricoperto da splendidi Ranuncoli acquatici bianchi) arriviamo nei pressi del bordo settentrionale di quest’area pianeggiante che termina bruscamente, a causa di una fagliam dove il Riu Biralotta forma la cascata di Mularza Noa; questa è una delle cascate più note della Sardegna per le incantevoli caratteristiche paesaggistiche e morfologiche e probabilmente per la sua facile accessibilità.

Bosco di Ortachis, abbeveratoio
Bosco di Ortachis, un solitario Tasso fra le roverelle
Riu Biralotta scorre sinuoso fra i pascoli
Riu Biralotta fittamente ricoperto da Ranuncoli acquatici bianchi

Con cautela e se il Rio ha poca portata si può raggiungere il ciglio del primo salto per uno sguardo della cascata dall’alto mentre proseguendo pochi metri sulla destra, oltre uno scalone che attraversa una recinzione che impedisce l’accesso agli animali, si imbocca un breve tratto in discesa fra le rocce che raggiunge i piedi del primo salto, dove si ammirano le cascatelle fra i banchi tabulari di roccia e la stretta gola che piega verso sinistra prima del secondo salto (visibile questo solo costeggiando le rocce in alto) tramite il quale la cascata raggiunge i 18 mt totali di altezza.

Mularza Noa, la cascata e la piccola gola che collega i due salti
Mularza Noa, vista frontale della cascata
Il primo salto del Riu Biralotta per formare la cascata di Mularza Noa




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