Capo Caccia è il maestoso promontorio che chiude ad ovest la profonda insenatura di Porto Conte e può essere considerato la propaggine più occidentale dell’ampia rada di Alghero; per le caratteristiche morfologiche e paesaggistico-naturalistiche, dote della sua lunga storia geologica, è uno dei luoghi più conosciuti e visitati della Sardegna.
Le imponenti formazioni rocciose calcareo-dolomitiche che costituiscono Capo Caccia corrispondono ai sedimenti della piattaforma carbonatica che si instaurò, fra il Giurassico medio ed il Cretacico finale, nel caldo mare epi-continentale che sommergeva buona parte della Sardegna e dell’area iberico-provenzale alla quale l’Isola era all’epoca attigua; la complessa tettonica terziaria ha prima frammentato la successione carbonatica e quindi l’ha dislocata fino alle attuali altezze, inclinandola fortemente come appare evidente nella conformazione a rampa delle alture del promontorio.
Fin dalle prime emersioni nel Cretacico finale, l’erosione meteorica ed il carsismo hanno iniziato l’opera di smantellamento e dissoluzione dei calcari con la creazione delle spettacolari forme carsiche caratterizzate da gole, crepacci, guglie, terrazzamenti e grotte; fra queste ultime si annoverano la strepitosa Grotta di Nettuno, il cui ingresso è al livello del mare e al quale è possibile accedervi da terra, tramite l’ardita Escala del Cabirol, oppure tramite imbarcazioni se il mare è calmo, e la Grotta Verde, importante dal punto di vista archeologico in quanto vi sono stati ritrovati reperti e graffiti del Neolitico.
La linea costiera di Capo caccia è molto articolata e riflette la morfologia delle alture del promontorio; l’ampia area settentrionale è dominata ad est dal Monte Timidone (361 mt), il cui versante orientale esposto verso l’insenatura di Porto Conte degrada con basse scogliere che accolgono la piccola baia di Tramariglio, e ad ovest dalle imponenti rampe che si proiettano fino ad oltre 300 mt d’altezza (Punta Cristallo 326 mt), terminando bruscamente con impressionanti falesie. L’area centro occidentale del promontorio va via via restringendosi ed è integralmente orlata di falesie che la rendono simile ad un bastione inattaccabile; tutto il bordo occidentale del promontorio è un susseguirsi di falesie ora lineari, ora molto frastagliate e interrotte da salti, gole o insenature anche di grande dimensione come la suggestiva Cala Inferno; a poche centinaia di metri dalle scogliere, alle quali un tempo erano solidali, troviamo l’Isola Foradada, che deve il suo nome alla grotta che l’attraversa alla base da parte a parte, e l’Isola Piana.
Lo specchio di mare prospiciente la costa compresa fra Punta delle Gessiere (all’estremità nord occidentale del promontorio di Capo Caccia) e Porto Agra (ad est di Punta Giglio), inclusa l’insenatura di Porto Conte, costituisce l’Area Marina Protetta (AMP) di Capo Caccia e Isola Piana, soggetta a restrizioni di diverso tenore (fino a riserva integrale) a seconda delle zone; inoltre, tutto il promontorio di Capo Caccia è incluso nel più ampio Parco Naturale Regionale di Porto Conte, a sottolinearne il pregio paesaggistico-naturalistico.
All’estremità del promontorio di Capo Caccia è sito l’omonimo faro (nella foto a destra) la cui luce a 186 mt d’altezza è la seconda più alta d’Italia ed una delle visibili a maggior distanza del Mediterraneo. Inoltre, il promontorio è sede di ben 3 torri d’avvistamento aragonesi, risalenti al 1500: le torre di Tramariglio e del Bulo, adagiate su promontori nel bordo occidentale di Porto Conte e la Torre della Pegna, eretta sul ciglio della falesia occidentale a 270 mt d’altezza (la più alta della Sardegna dopo Torre Badde Jana).
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