Bellissimo itinerario nella Gallura occidentale, dove il granito si manifesta nelle sue incredibili forme in paesaggi monumentali ed è pietra d’eccellenza per affascinanti monumenti nuragici.
Il percorso si snoda nei territori di Tempio Pausania, Aggius e Luras e tocca solo alcune delle tantissime località che meriterebbero di essere visitate, infatti l’itinerario è modulabile a seconda del tempo a disposizione e della stagione.
Monte Limbara
Iniziamo da sud in territorio di Tempio per la salita verso le cime più alta del Limbara, il gruppo montuoso più alto della Sardegna centro-settentrionale; dalla SS392 si imbocca la bellissima strada che, immersa in un bosco fittissimo, sale rapidamente con un susseguirsi di tornanti fino a quota 1.055 mt, presso località Vallicciola, e quindi prosegue nell’ultimo tratto ai piedi di Punta Balistreri a quota 1.335 mt.
Il Limbara è uno dei massicci montuosi più importanti della Sardegna che si erge a nord dell’ampia piana tettonica di Chilivani-Berchidda, come un possente confine naturale fra la Gallura e il Monteacuto; è compreso nel territorio dei Comuni di Tempio, Calangianus, Berchidda e Oschiri ed è in larga parte gestito dall’Ente Forestas che, oltre ad occuparsi della salvaguardia e vigilanza ambientale, ha anche predisposto numerosi sentieri che coprono l’intera area, nei boschi e fra le creste.
La sommità di questo grande dorso granitico, meta della nostra salita, è composto da svariate cime oltre i 1.300 mt: Punta Berritta (1.362 mt), Punta Balistreri (1.359 mt), Punta Bandiera (1.345 mt) e Punta Gjucantinu (1.333 mt); è un luogo eccezionale, in ogni direzione spuntano grandi composizioni scenografiche che solo il granito e le sue morfologie erosive (diaclasi, tafoni..) riescono a materializzare per non parlare degli scorci sul panorama circostante che da questa altezza è davvero notevole.
Lasciato il Limbara ci dirigiamo verso Tempio Pausania, che attraversiamo dirigendoci ad Aggius.
Aggius
Aggius è un piccolo e grazioso borgo di case in granito, annoverato fra i Borghi Autentici d’Italia, adagiato ai piedi dei meravigliosi Monti Pinna, Monti Fraili e Monte della Croce; se si ha tempo a disposizione vale assolutamente la pena una breve camminata (2 km circa) dal paese lungo la via che gira attorno al Monte della Croce e visitare il suggestivo Parco Santa Degna che si trova lungo il percorso.
Il Parco Santa Degna è un piccolo gioiello naturalistico curato dall’Ente Forestas, ai piedi di Monti di Li Tronu (654 mt. s.l.m.) e attraversato dal Riu le Prugne che forma un piccolo laghetto con ponticello di legno dove oche, anatre, carpe e tartarughe vivono in armonia in un contesto bellissimo; numerosi sentieri si addentrano nel bosco di sugherete frammezzato da rocce e pennacchi dell’onnipresente granito con ampi panorami su Aggius e il territorio circostante.
Lasciato Aggius si prosegue in direzione nord fino a imboccare la SP74, attraversiamo una campagna meravigliosa fino a raggiungere in breve il bivio, sulla destra, per Nuraghe Izzana; prima di proseguire diamo uno sguarda alla grande piana davanti a noi, conosciuta come Valle della Luna per via dei caratteristici enormi massi granitici tafonati che sono sparsi ovunque.
Nuraghe Izzana
Imbocchiamo la stretta stradina vicinale che attraversa la Valle della Luna fino al bivio (segnalato) al quale prendiamo lo sterrato a sinistra raggiungendo in breve lo spiazzo davanti al Nuraghe Izzana.
Questo bel Nuraghe mono-torre, fra i più grandi della Gallura, ha un’aria decisamente possente per via degli enormi blocchi di granito che costituiscono la parte basale della costruzione; di pianta triangolare, unisce la tecnica costruttiva più antica dei nuraghe a corridoio a quella più recente ed evoluta del nuraghe a tholos (o falsa cupola); l’ingresso con imponente architrave monolitico permette l’accesso agli ambienti interni costituiti da vari corridoi, cellette e ovviamente la camera principale.
Dalla terrazza superiore del Nuraghe, raggiungibile solo esternamente essendo crollata la scala interna, si gode un’ottima vista sulla campagna circostante, sul Monte Pulchiana (prossima meta) verso est e i Monti di Aggius verso sud.
Ripercorriamo lo sterrato fino alla stradina vicinale, prendiamo a sinistra e in breve ci immettiamo sulla SP74 svoltando a sinistra, dopo 2 km svoltiamo a sinistra sulla SP27 fino ad immetterci nella SS133 (direzione Palau-Santa Teresa di G.) che lasciamo dopo 1.500 mt svoltando a sinistra sulla SP5 direzione Aglientu; percorsi 5 km imbocchiamo una stradina (strada vicinale Scupetu) sulla destra con indicazione “Monumento naturale Monte Pulchiana”.
Monte Pulchiana (Tempio Pausania)
Ho deciso di raggiungere Monte Pulchiana attraverso la strada vicinale Scupetu perchè ritengo sia il modo più impattante per raggiungere il sito ed averne una prima e magnifica visione panoramica; la strada inizialmente sale portandosi alla sommità di una piccola serra, fra boschi di pini e grandi massi granitici, quindi ridiscende leggermente con un’ampia curva a sinistra che scavalla la serra ponendoci innanzi la vista impagabile di Monte Pulchiana e dei ruvidi monti circostanti.
Il Monumento Naturale Monte Pulchiana (673 mt) è il più grande monolite granitico della Sardegna (geologicamente un inselberg) la cui inconfondibile, quasi iconica forma a panettone è dovuta ai processi di idrolisi sulla roccia granitica e dal susseguirsi degli eventi atmosferici modellanti in un lasso di tempo di decine di milioni di anni. Monte Pulchiana è l’altura più meridionale di un grande dorso granitico che emerge alle sue spalle con imponenza, in forte contrasto con la dolce vallata antistante presso la quale prosegue la strada.
Avvicinandoci alla base del Monte si rimane completamente assorti nell’ammirarne la monolitica possenza e la moltitudine di spettacolari forme erosive dei graniti che lo compongono e che da lontano non erano percepibili; è un luogo di rara bellezza dove vale la pena passare un’intera giornata percorrendo i sentieri che risalgono la schiena montuosa e che infatti sono parte del magnifico Sentiero Sardegna (il lungo cammino da S. teresa di Gallura a Castiadas).
Proseguiamo sulla strada fino ad immetterci nella SS133 che imbocchiamo verso sinistra per 2,5 km svoltando quindi a destra sulla SP10 in direzione Luras che raggiungiamo dopo 11 km.
Luras: Dolmen Ladas e Ciuledda
Proprio all’inizio del paese di Luras svoltiamo a sinistra (c’è l’indicazione per i Dolmen ma è leggibile solo nel senso opposto) e proseguiamo sempre dritti per 500 mt fino ad uno slargo dove parcheggiamo; a sinistra si va al Dolmen Ladas e a destra a quello di Ciuledda.
Partiamo dalla visita al Dolmen Ladas entrando (ingresso libero) nella bella area delimitata da muretto a secco in granito, molto ben tenuta e fruibile; il sito archeologico è circondato da sugherete e dalla bellissima campagna gallurese, verso sud si scorgono Luras e Calangianus con alle spalle il grande Limbara.
Al centro di questo incantevole sito, ai piedi di un bel leccio, dimora il Dolmen Ladas, struttura funeraria megalitica eretta dalle Genti pre-nuragiche nel Neolitico recente, più di 3.000 anni AC; le dimensioni del manufatto sono notevoli e ne fanno uno degli esemplari più grandi del Mediterraneo Centro-occidentale: 6 mt di lunghezza per 3,5 mt di larghezza, l’ingresso anteriore rivolto a sud è largo 2,3 mt per 1,2 mt d’altezza. Il Dolmen sembra in se una struttura semplice ed in effetti si tratta di un trilite (la struttura più antica realizzata dall’uomo, due elementi verticali sormontati da un elemento orizzontale) ma è evidente che le dimensioni e il peso dei lastroni di granito (lavorato o semi -lavorato) rendono la gestione della posa e del bilanciamento un’opera comunque notevole per i tempi in cui furono eretti.
Proseguiamo con la visita al vicino Dolmen Ciuledda imboccando la strada opposta nello slargo dove abbiamo parcheggiato; dopo poche decine di metri troviamo un cancelletto sulla sinistra e accediamo sempre liberamente al sito.
Rispetto al Dolmen Ladas, quello di Ciuledda è di dimensioni ridotte rimanendo comunque un’opera megalitica notevole; il lastrone monoblocco a tetto ha dimensioni 3,4 x 2,5 x 0,5 metri e poggia su cinque grosse lastre inframezzate da alcune minori non portanti per chiuderne il perimetro; il Dolmen è stato eretto direttamente su un grosso bancone di granito su un pendio un po’ scosceso e in mezzo a sughere.
Proseguiamo l’itinerario in territorio di Luras portandoci a sud del paese per imboccare la SP136 in direzione Olbia-S. Antonio di Gallura-Lago Liscia, continuiamo per 5,5 km fino al bivio a sinistra per Lago – Diga Liscia – Olivastri millenari (segnalato); in pochi chilometri raggiungiamo il Lago e ne percorriamo tutta la sponda settentrionale fino al cancello della Diga.
Luras, Lago e Diga del Liscia e S’Ozzastru, il patriarca verde
Lo sbarramento sul Fiume Liscia è stato eretto fra il 1958 e il 1962 per il necessario approvvigionamento idrico dei territori di Olbia e Arzachena; ha un coronamento di 281 mt ad una quota di 179 mt e crea un invaso di circa 110 milioni di m³ con uno specchio di 5,7 km².
Il contesto naturalistico attorno al Lago Liscia è notevole, circondato da morbide alture coperte di boschi, in special modo olivastri, con la vegetazione che arriva fino a lambire le acque, mentre verso sud emergono le creste dei monti granitici del Limbara e della sua prosecuzione verso est fino al caratteristico Monte Pozzo.
Dalla Diga torniamo indietro due chilometri e imbocchiamo a destra la piccola strada sterrata per Olivastri millenari – Chiesa San Bartolomeo (Santu Baltòlu di Karana), parcheggiamo nel bosco dopo un centinaio di metri accanto alla Chiesetta campestre di fronte alla quale c’è il cancelletto per raggiungere S’Ozzastru.
Attraversiamo il sentiero nella boscaglia e dopo qualche decina di metri siamo innanzi a un’ampia radura entro la quale dimora solitario l’enorme e vetusto olivastro (Olea europaea), divenuto dal 1991 Monumento naturale; la sua imponenza è notevole: 11,16 mt di circonferenza massima del tronco, 21 mt di ampiezza della chioma che sottende un’area di 600 mq e un’altezza complessiva di 14 metri; ma l’elemento che definisce la straordinarietà di S’Ozzastru è la sua probabile età di circa 3/4.000 anni, cosa che lo renderebbe l’albero più longevo d’Italia, il Patriarca verde, e testimone delle vicende storiche dall’epoca nuragica ad oggi. Inoltre, nelle immediate vicinanze ci sono altri due olivastri pluri centenari tra cui un esemplare di 2.000 anni.
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